palazzo del collegio alberoni
L'esteso complesso ospita attualmente un Collegio, una chiesa, una biblioteca, una Galleria d'arte, numerosi e raffinati arredi.
                            
                            Fu   il cardinale piacentino Giulio Alberoni (1664-1752), rappresentante dei   Farnese presso la corte di Madrid e noto artefice di importanti   avvenimenti della storia del Settecento, che lo fece edificare nel 1732   sui resti dell'antico Ospedale di S. Lazzaro, in quell'occasione   totalmente demolito ad esclusione della chiesa, eretta nel 1720   dall'architetto Domenico Trifogli, cui si aggiunsero però il coro e le   cappelle laterali (1744). 
                            
                            Nel 1746 la guerra tra franco-ispani e   austriaci investì anche Piacenza, distruggendo parte del fabbricato in   questione, che venne comunque ricostruito cinque anni dopo dallo stesso   Alberoni e da questi affidato ai Padri della Missione come scuola per la   preparazione alla vita ecclesiastica.
                            
 
                            Nel corso del tempo all'interno   dell'edificio si istallarono un Osservatorio sismico e meteorologico   (1802), uno Astronomico (1870) e una stazione radio (1922).
                            
                            L   'imponente struttura è creata da quattro corpi a tre piani che   attorniano un dilatato cortile rettangolare, scanditi a loro volta da   lunghi corridoi interni, pausati da cancellate in ferro battuto   realizzate dall'artigiano piacentino Lucio Sottili (1760).
                            
                            Gli   ambienti sono arredati con mobili antichi, per lo più provenienti dalle   dimore piacentine e romane del Cardinale. Tra questi si segnala nel   parlatoio a piano terra, il grande armadio tardo cinquecentesco a   quattro colonne e ricca mensola aggettante, chiuso nella parte superiore   da un ricco fastigio con vasi e festoni di frutta e abbellito da un più   tardo stemma nobiliare con fregi laterali.
                            
                            Anche la prima sala della   Biblioteca (1739), posta accanto allo scalone di onore, ospita   manufatti di arredo interessanti, ad esempio le scaffalature in noce e   radica alle pareti e il tavolo centrale, fabbricati forse dagli artefici   degli armadi della sagrestia, i maestri Francesco Begni, Carlo Galli,   Giovanni Bianchi. La biblioteca, accessibile su richiesta, si compone di   oltre 100.000 volumi e dell'Archivio, che custodisce i carteggi privati   dell'Alberoni e documenti attinenti alla storia del collegio.
                            
                            Tra i libri rari sono 26 incunaboli, alcune cinquecentine e il Chronicarum Liber (1493) con incisioni di M. Wolgemut. 
                            Percorrendo   invece il suggestivo scalone d'onore con rampe rette da colonne binate,   si raggiunge l'Appartamento del Cardinale. Tra l'arredo spiccano la   scrivania dell'Alberoni (inizio del XVIII sec.), la sua poltrona per   udienze in legno dorato impreziosita nella spalliera da due cherubini   che reggono un motivo rocaille e dieci poltrone in velluto rosso,   risalenti agli inizi del Settecento.
                            
                            Ma l'Appartamento deve la sua   fama principalmente ad alcuni dipinti che qui si conservano, parte dei   quali già di proprietà del Cardinale. Celeberrimo è l'Ecce homo di   Antonello da Messina (1430-79) uno dei capolavori del Rinascimento   italiano, realizzato (1470 c.) sulla scia di suggestioni pierfrancescane   che si innestano su una giovanile formazione fiammingheggiante,   accentuandone consistenze plastiche e luminosità cromatiche. 
                            
                            Pregevoli   sono anche i due piccoli dipinti su tavola (un tempo recto e verso della   stessa opera) di Jan Provost (1465 c.-1529), la Madonna alla fonte e un   vaso con fiori resi con lenticolare precisione e la tela del piacentino   G.P. Pannini (1692 c.-1765) con la Cacciata dei mercanti dal Tempio,   eseguito per la dimora romana dell'Alberoni. Occorre menzionare anche un   Crocefisso in avorio, già attribuito al Bernini ma presumibilmente di   un artista romano della fine del XVII secolo e la scultura raffigurante   S. Lazzaro messa a punto nel 1751 da Hermann Geeraert (1704-77) per   l'altare omonimo della chiesa del Collegio.
                            
                            Ridiscendendo a piano   terra si giunge alla sacrestia della chiesa, arredata nel 1745 dai già   citati maestri di legname F. Begni, C. Galli e Q. Bianchi. L 'intero   complesso si incentra sul crocefisso in avorio posto al centro della   parete tra le due finestre, ripreso nella sagoma dal disporsi a croce   delle specchiature dei corpi degli armadi.
                            
 
                            Per la sagrestia l'Alberoni   commissionò inoltre all'argentiere piacentino Angelo Spinazzi (1700-67)   un fastoso busto-reliquiario (1760) raffigurante S. Vincenzo de Paoli e   un suntuoso ostensorio d'argento dorato, entrambi ancora oggi conservati   nel Collegio.
                            
                            Costituiscono il guardaroba della sagrestia numerosi e   pregiati manufatti tessili (camici ornati da raffinati merletti,   pianete, piviali, dalmatiche, paliotti ecc.), documenti insostituibili   per lo studio dell'arte tessile tra Sette e Ottocento. Tra questi il   paliotto confezionato intorno al 1751 dal ricamatore piacentino Pietro   Scilti, utilizzando un tessuto più antico denominato Jean Revel, con   soggetti naturalisti ci resi con ricca e sfumata policromia.
                            
                            Dalla   sagrestia si può accedere alla chiesa, consacrata dall'Alberoni nel 1744.   Ad unica navata e con cappelle laterali, è percorsa superiormente da un   cornicione aggettante, con ringhiera in ferro battuto. 
                            L 'originario   altare maggiore (1751) in stucco, venne sostituito nel 1837 da un altro   in marmo, a sua volta rimaneggiato in tempi recenti con esiti non   felici. 
                            
                            La I cappella a sinistra conserva il mausoleo del Cardinale,   opera del 1754 di D.A. Rossi e A. Dorini, per le parti architettoniche, e   di G. Cibeli per il busto e le statue (la Fortezza, la Prudenza la   Fede, la Carità). Dei primitivi altari in stucco, rimane oggi solo   quello intitolato al Crocefisso (II a destra), sul quale si pose nel   1800 il dipinto attribuito a Camillo Procaccini con la Crocefissione, in   sostituzione a quello dello Spagnoletto con la raffigurazione di S.   Rocco, requisito dai francesi nel 1796. 
                            
                            Il II altare a sinistra reca   invece una interessante tela di Gaetano Callani (1781) con i santi   Giuseppe e Antonio. 
                            Nel 1964 il Collegio inaugurò un nuovo   padiglione, appositamente costruito per le collezioni dei dipinti,   purtroppo rivelatosi ben presto inadatto per cattive condizioni di   climatizzazione. Vi rimangono ora alcuni oggetti appartenuti al   Cardinale e raffinati arazzi, tessuti presumibilmente da maestranze   fiamminghe nel XVI secolo, raffiguranti Storie di Alessandro Magno,   episodi legati a Didone, a Massimiliano arciduca di Austria e sposo di   Maria di Borgogna.
                            
                            Degne di nota sono anche le incisioni di G.B.   Piranesi (1721- 78), Vedute di Roma e Antichità Romane, purtroppo   oggetto nel 1974 di un furto che ha ridotto i 131 fogli originari ad una   novantina. 
                          Il Collegio, è visitabile alla domenica, dalle 15 alle 17, o su richiesta concordata con la direzione.
                      

