funghi e tartufi

 

Chiunque abbia provato almeno una volta l’esperienza di una piacevole scampagnata alla ricerca di funghi, si sarà reso conto che la raccolta pura e semplice del prodotto rappresenta solo uno degli aspetti gradevoli che donano all’escursione un fascino particolare. L’osservazione e l’ammirazione degli ambienti visitati, soprattutto per chi sa veramente osservarli e apprezzarli con la dovuta attenzione, offrono l’immagine di un mondo che si concede generosamente per dispensare al visitatore innumerevoli piacevoli sensazioni.
Limpidi laghetti dalle acque cristalline, animali al pascolo, casolari in pietra testimoni di antica e dignitosa civiltà contadina, distese di fiori nei prati montani e macchie boschive caratteristiche sono solo esempi dei quali gli appassionati potranno rallegrarsi uscendo dai soliti e più noti circuiti turistici.

E accanto ai luoghi più particolari, si propone anche l’invito a riscoprire, in un susseguirsi di rinnovate sorprese, tutti gli aspetti paesaggistico-ambientali e culturali delle valli piacentine, con la gioia di assaporare manifestazioni di tradizione locale che si sprigionano dall’ambiente rurale. Esiste certamente un tratto comune che unisce la gente e l’ambiente della montagna: tutte le vallate, ciascuna con proprie peculiarità, vantano una tradizione contadina nella quale la raccolta dei funghi rappresenta da sempre un aspetto non marginale, forte della naturale predisposizione ambientale che pone l’area in questione tra le più favorevoli alla produzione di funghi, e che si ripercuote inevitabilmente sulla tradizione gastronomica dei luoghi, nei quali i piatti a base di funghi rappresentano un’invitante particolarità. Basta fermarsi in una delle numerose locande, osterie, trattorie della zona per assaporare appieno le prelibatezze di una cucina rustica, ricca di sapori e profumi altrimenti dimenticati, completando nel modo migliore una giornata dedicata alla raccolta.

Per chi, invece, non è di montagna, l’andar per funghi deve essere un momento naturale di conoscenza dei luoghi e della gente che vi abita, poiché è solo con la conoscenza che rafforzerà il rispetto e l’interesse per ciò che lo circonda rendendo la montagna, in fondo, un po’ anche sua.

FUNGHI

La vita dei funghi, habitat e crescita

I funghi detti anche "miceti", sono un insieme di forme molto numerose. Considerando sia quelle microscopiche, cioè invisibili ad occhio nudo, che quelle più grandi che popolano i boschi e i prati del nostro Appennino, si valuta che ne esistano più di 150.000 specie. Sebbene gli appassionati riversano il proprio interesse solo sui miceti di dimensioni maggiori, va sottolineata l’importanza che hanno dal punto di vista ambientale tutti i tipi di funghi.

Sono, infatti "miceti" i lieviti agenti della fermentazione del vino, le muffe produttrici di antibiotici quali la Penicillina, parte degli agenti di deterioramento di alimenti e di materiale di ogni genere e che svolgono quindi un’efficace azione di trasformazione dei rifiuti in sostanze utilizzabili da altri microrganismi, da altre piante, da altri animali o da altri funghi. Dal punto di vista biologico, la caratteristica principale dei funghi, grandi o piccoli che siano, è quella di non essere indipendenti sul piano nutrizionale. Mentre invece le piante superiori, cioè quelle verdi come gli alberi, l’erba ecc., riescono a produrre direttamente ed autonomamente le sostanze nutritive ad esse necessarie per mezzo della fotosintesi clorofilliana, le cellule dei miceti non contengono clorofilla e sono quindi incapaci di assimilare dall’ambiente circostante il carbonio, necessario, come per ogni organismo vivente, a costruire la sostanza organica di cui hanno bisogno per svilupparsi.

Devono quindi ricorrere a fonti di sostanze organiche "esterne". Se tali fonti organiche sono formate da materia morta (legno, foglie, spoglie di animali ecc.) i miceti sono indicati come "saprofiti" (tra essi si può citare ad esempio il comune Prataiolo) ed in pratica svolgono l’azione di "spazzini" naturali, demolitori di materiale biologico che si trasforma in sostanze minerali riutilizzabili. Se invece le fonti di rifornimento alimentare sono formate da organismi viventi, i miceti sono indicati come "parassiti" o come "simbionti. I "parassiti" in genere funzionano da bioregolatore attaccando gli esemplari più deboli e mantenendo così una certa selezione naturale di individui forti, poiché il rapporto nutrizionale si risolve in danno per l’organismo superiore cedente.

Nel caso dei "simbionti" invece tra l’organismo cedente e il fungo si svolge un rapporto mutualistico nel quale entrambi gli organismi traggono reciproco vantaggio (tra di essi va annoverato il ricercatissimo Porcino).

I funghi simbionti hanno la loro tipica espressione nel fenomeno della "micorizza". Si tratta del fatto che il micelio avvolge gli apici radicali della pianta superiore e penetra tra le cellule, sottraendo una parte delle sostanze organiche già trasformate dalla pianta per il proprio nutrimento; l’albero, a sua volta, trae gran giovamento utilizzando il micelio come se fosse una sua naturale appendice ed assorbendo acqua e sali minerali indispensabili per la sua crescita. Questo aumenta notevolmente la superficie radicale assorbente, facendo si che la pianta si sviluppi in modo maggiore rispetto una non micorizzata.

Caratteristiche, riconoscimento e distinzioni di specie

La struttura classica di un fungo superiore è quella di un elemento costituito da una parte vegetativa (il micelio) e da una parte riproduttiva (il carpoforo). Ciò che siamo abituati ad indicare come "fungo, in realtà è solo il carpoforo, frutto di una pianta più completa sotterranea formata da cellule allungate dette ife. Le ife si sviluppano, si addensano, si intrecciano, si diramano formando gruppi più o meno estesi che a volte sono visibili come una rete biancastra di filamenti. L'insieme delle ife e detto micelio. Quando le condizioni ambientali sono favorevoli, il micelio fruttifica formando il carpoforo, o corpo fruttifero, che si presenta nelle svariate forme a noi note. La struttura caratteristica del carpoforo è quella di essere costituito da un cappello e da un gambo.

Il cappello, che può assumere svariate forme e dimensioni, ha in ogni caso un aspetto grossolanamente circolare, a volte irregolare, con margine liscio ed intero, oppure ondulato, sinuoso, dentellato; può essere concavo o convesso, imbutiforme o campanulato, oppure piano e spesso provvisto di un umbone al centro. La polpa del cappello, detta carne, può avere consistenza molle, tenace, fibrosa, gelatinosa. La superficie inferiore del cappello è la più importante per le funzioni che essa svolge: qui è infatti localizzato l'imenio, cioè la parte fertile del fungo che provvede alla riproduzione della specie attraverso le spore. Qualunque sia la struttura dell'imenio, con lamelle, tubolosa, poroide, liscia ecc., essa ha un identico scopo: la produzione, la maturazione e la diffusione delle spore. Le "lamelle" sono sottili lembi che possono formarsi a distanza dal gambo (libere), raggiungerlo (adnate), e decorrere lungo di esso (decorrenti) o inserirsi con un'intaccatura vicino al gambo (smarginate); possono essere tutte uguali oppure con lamelle alternate grandi e piccole. Le spore sono elementi facilmente trasportabili a distanza dagli agenti atmosferici che, come i semi delle piante superiori, sono in grado, in ambienti favorevoli, di riprodurre l'organismo da cui provengono. Sono di dimensioni microscopiche ma appaiono come materiale polverulento qualora siano presenti nel carpoforo in quantità ragguardevoli come avviene, ad esempio, nelle Vesce, dove assumono l'aspetto di polvere grigiastra.

Anche il gambo può presentarsi in svariate forme e dimensioni (slanciato o tozzo, cilindrico o più grosso alla base, internamente pieno o cavo ecc.); può staccarsi facilmente dal cappello o far corpo con esso, può essere in posizione centrale oppure più o meno laterale; può essere liscio, con scaglie, oppure provvisto di reticolatura più o meno evidente; può essere accompagnato dalla volva e dall'anello. La volva è un involucro membranoso che racchiude il carpoforo giovane (velo generale) e che si lacera con la crescita di quest'ultimo, lasciando libero il cappello ed il gambo. Nei corpi fruttiferi maturi, esso rimane evidente alla base del gambo ed in forma di lembi più o meno visibili sul cappello.

L'anello deriva da una sottile membrana che, a carpoforo giovane, unisce il gambo con il bordo del cappello (velo parziale) e che si lacera con l'accrescimento rimanendo in parte attaccata al cappello ed in parte attorno al gambo, in forma, appunto, di "anello". Il corpo fruttifero fungino, nelle varie specie, si presenta assai differente nelle parti di cui è costituito. E' molto importante, per poterlo classificare, saperlo quindi "osservare", capire cioè quali elementi vanno presi in considerazione per poterlo ascrivere ad una precisa specie. Ciascuno di questi elementi, da specie a specie, è caratterizzata dall'avere delle particolari forme, strutture e ornamentazioni. Sulla presenza e sulla struttura dei vari particolari del carpoforo, si fonda il riconoscimento e l'identificazione del fungo.

Un discorso a parte merita la colorazione del corpo fruttifero; infatti mentre è il colore, specialmente del cappello, che unitamente alla struttura determina per i cercatori più esperti l'individuazione " a colpo d'occhio" della specie ricercata, va messo in evidenza che tutte le variazioni di tono e di colore che i carpofori assumono sotto l'influenza sia dell'età degli stessi sia delle condizioni ambientali in cui si sviluppano, ne rendono dubbioso il riconoscimento senz'analisi di tutte le altre caratteristiche strutturali. Ad esempio, l'Armillaria mellea (il Chiodino) è di colore giallo miele sui gelsi, giallo cannella sui pioppi, con sfumature olivastre sulle querce, bruno olivastro sulle robinie e bruno rossastro sulle aghifoglie; il Cantharellus cibarius (Galletto) nei boschi di querce è di un bel giallo vivace, nei boschi di faggio è di un giallo più spento. E' quindi importante, soprattutto in fase di raccolta, che il cercatore si abitui ad approfondire la conoscenza degli esemplari trovati analizzando la conformazione delle singole parti, poiché è solo l'insieme di tutte le caratteristiche strutturali che può determinare con sufficiente sicurezza un corretto riconoscimento; ciò vale soprattutto per quanto riguarda le specie dotate di lamelle, che più delle altre possono presentare similitudini accentuate e pericolose tra specie e specie.

 

Modalità di raccolta dei funghi
Funghi - In Emilia-Romagna, per la raccolta dei funghi, occorre un tesserino di validità giornaliera, settimanale, mensile o semestrale, utilizzabile solo nel territorio in esso indicato. I tesserini si acquistano, al costo stabilito dagli enti, presso le Comunità montane, i Parchi Regionali, le Province nonché, a seconda dei casi, presso i Comuni e gli esercizi pubblici convenzionati. Sono regolamentati anche i giorni di raccolta e le quantità massime giornaliere consentite.

Provincia di Piacenza
A chi rivolgersi:
Servizio Piccole Filiere e supporto tecnico - organizzativo alle produzioni agricole"
Via Colombo 35, 29122 Piacenza
Tel. 0523-795653 o 795656
Fax: 0523-795661

Competenze: L’Ufficio si occupa della gestione della raccolta funghi in tutto il territorio provinciale, della vendita diretta al pubblico dei tesserini (per mezzo dell’ U.R.P.E.L.), delle convenzioni con i rivenditori situati nel territorio di pianura e collina e del rilascio dei tesserini gratuiti ai proprietari di fondi situati in pianura e collina.

Cosa fare: La raccolta dei funghi può essere effettuata, nei boschi e nei terreni esenti da divieti, da chiunque abbia titolo o ne abbia ottenuto l’autorizzazione. L’autorizzazione alla raccolta avviene da parte degli Enti competenti con il rilascio di un apposito tesserino. Ai minori di anni 14 è consentita la raccolta purché accompagnati da persona munita di autorizzazione. Tesserini a pagamento

Il tesserino autorizzativo a pagamento è personale e dà diritto alla raccolta di funghi in tutto il territorio indicato sullo stesso (tutto il territorio provinciale, solo pianura e collina oppure territorio del Consorzio dei Comunelli di Ferriere) con eccezione delle aree soggette a divieti. L’autorizzazione alla raccolta è valida, nei giorni di martedì, giovedì, sabato e domenica, per tutto il periodo indicato. La quantità massima di funghi raccoglibili giornalmente è di 3 Kg a persona. Sono previsti cinque tipi di tesserino a pagamento, che si differenziano per durata e area di raccolta.

Tesserini speciali
Ai residenti nei comuni montani è rilasciato dall’Ente competente (Comunità Montana o Comune), su richiesta, un tesserino annuale valido solamente per la raccolta nel Comune di residenza. Il tesserino dà diritto ad un giorno in più di raccolta, il mercoledì. Estende inoltre il limite di peso della raccolta a 5 Kg. Ai proprietari, affittuari, conduttori di fondi (ed ai loro familiari) viene rilasciato un tesserino gratuito, su richiesta (scheda 1), che consente la raccolta sui propri fondi senza limitazioni di tempo o di peso. Il tesserino viene rilasciato dall’Ente competente per territorio (Comunità Montana o Provincia)

Rivenditori
Gli Enti, Esercizi pubblici, Associazioni, Consorzi ecc. che intendano inserirsi nella catena provinciale di distribuzione dei tesserini dei funghi devono presentare apposita istanza (allegato 2) all’Ente competente per territorio (Comunità Montana o Provincia). L’Ente competente, valutata la richiesta, stipulerà apposita convenzione con i richiedenti attivando le procedure conseguenti.

A CHI RIVOLGERSI
Per i controlli e il certificato di commestibilità dei funghi:
AZIENDE USL
Per informazioni:
Numero verde gratuito del Servizio sanitario regionale: 800 033 033
Tutti i giorni feriali dalle 8.30 alle 17.30, il sabato dalle 8.30 alle 13.30

Per gli aspetti naturalistici:
SERVIZIO PARCHI E RISORSE FORESTALI
Via dei Mille, 21 - 40121 Bologna
Tel. 051-6396080
Fax: 051-6396957
E-mail: SegrPrn@Regione.Emilia-Romagna.it
Responsabile: Valbonesi Enzo

 

TARTUFI

Un fungo sotterraneo: il tartufo

Esistono funghi che compiono il loro ciclo vitale interamente nel sottosuolo: i tartufi. Al pari dei funghi epigei, i tartufi possiedono una struttura vegetativa rappresentata dal micelio e una struttura riproduttiva caratterizzata da un corpo fruttifero di forma globosa, tuberiforme, di dimensione compresa tra quella di una nocciola e quella di una grossa mela. Essi sono funghi simbionti, e perciò stabiliscono un rapporto di mutuo scambio multifunzionale con piante superiori (quali querce, carpini, noccioli, pioppi, salici ecc.) il corpo fruttifero è composto da una copertura esterna (peridio o scorza) e da una parte interna (gleba o polpa). Il peridio, che svolge un'azione protettiva, si presenta di colore chiaro (biancastro o giallastro) ed a superficie liscia oppure di colore scuro (bruno nerastro) ed a superficie verrucosa può o meno pronunciata. L'aspetto esteriore è importante per il riconoscimento della specie all'atto del ritrovamento.

La gleba invece si presenta marmorizzata da venature di diverso colore e dimensioni, e in essa sono contenuti gli aschi (involucro microscopico a forma di sacca) che contengono le spore del tartufo. Come per i funghi epigei, è con le spore che avviene la riproduzione ma, nel caso del tartufo, trattandosi di un fungo che sviluppa il proprio corpo fruttifero sottoterra, non possono essere utilizzati i normali veicoli di diffusione ( ad esempio il vento).
Gli animali hanno in questo caso un ruolo determinante: infatti il tartufo può essere toccato o mangiato dagli animali del bosco (lumache, topi ecc.) e le spore, che passano indenni anche attraverso l'apparato digerente, vengono così disseminate in luoghi diversi da quello di formazione. Si dà quindi origine ad un nuovo micelio che, unendosi alle radici di una pianta superiore, formerà le micorrize. Trascorsi dai 5 ai 12 anni il micelio sarà quindi in grado di produrre nuovi tartufi. In effetti, il caratteristico intenso profumo che ha il tartufo maturo (e quindi pronto alla riproduzione) rappresenta un valido metodo per segnalarne la presenza ed attirare animali di ogni genere, permettendogli così di usufruire di un efficace strumento di trasporto e diffusione delle spore. Tali caratteristiche organolettiche lo hanno reso un prodotto molto apprezzato nell'alimentazione umana.

Modalità di raccolta dei tartufi
Tartufi - Per raccogliere i tartufi è necessario essere in possesso del tesserino che la Provincia rilascia in seguito al superamento di un esame volto ad accertare la conoscenza della specie e varietà dei tartufi, delle modalità di raccolta dei medesimi, della legislazione statale e regionale vigente in materia. Il tesserino è valido sull´intero territorio nazionale. L´età minima dei raccoglitori non deve essere inferiore ai quattordici anni. Una volta superato l´esame, l´autorizzazione alla ricerca e raccolta dei tartufi è subordinata al pagamento annuale di una tassa regionale. Il rinnovo annuale deve avvenire prima dell´inizio dell´attività. Il pagamento consente l´esercizio dell´attività fino alla scadenza annuale decorrente dalla data di rilascio della licenza. La tassa è dovuta solo se si esercita l´attività durante l´anno. Il proprietario, l´usufruttuario o il coltivatore di un fondo, nonché i rispettivi familiari e dipendenti, possono raccogliere tartufi sul fondo stesso senza tesserino. Per coloro che sono in possesso del tesserino la raccolta dei tartufi è libera nei boschi e nei terreni non coltivati, fanno eccezione le tartufaie controllate o coltivate riconosciute dalla Provincia e appositamente segnalate e tabellate dove i tartufi prodotti sono di proprietà dei conduttori delle tartufaie stesse. Sono previste particolari limitazioni alla raccolta anche nelle aree pubbliche, nelle aree protette e nelle aree di tutela della fauna selvatica (oasi di protezione della fauna selvatica, zone di rifugio, zone di ripopolamento e cattura, aziende faunistico-venatorie e aziende agri-turistico-venatorie).

I tartufi che si possono raccogliere attualmente sono il Tuber melanosporum, o tartufo nero pregiato, fino al 31 marzo, il Tuber brumale, o tartufo nero d’inverno, e la sua varietà moschatum, o tartufo moscato, fino al 30 aprile, e il Tuber albidum, o bianchetto (detto anche marzuolo), fino al 31 marzo in pianura e fino al 30 aprile in collina e montagna. Per pianura hanno d intendersi le zone a nord della via Emilia.

Provincia di Piacenza
A chi rivolgersi: Servizio Piccole Filiere e supporto tecnico - organizzativo alle produzioni agricole
Via Colombo 35, 29122 Piacenza;
Raffaella Afri
Tel. 0523-795653
Fax: 0523-795661
E-mail: raffaella.afri@provincia.pc.it
dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13

Competenze: L’Ufficio si occupa del rilascio delle autorizzazioni alla raccolta dei tartufi ai residenti nel territorio provinciale e della organizzazione e realizzazione di iniziative divulgative al riguardo.

Cosa fare: AUTORIZZAZIONI ALLA RACCOLTA
La raccolta dei tartufi può essere effettuata solo se si possiede il tesserino di autorizzazione rilasciato dalla Provincia dove il tartufaio ha la residenza anagrafica. Il tesserino per la ricerca e la raccolta del tartufo ha validità sei anni. Consente la raccolta del tartufo sull’intero territorio nazionale nel rispetto dei periodi, orari, divieti e modalità stabiliti dalle Leggi nazionali e locali (L.R. 2/9/91 n.24 e L.R. 25/6/96 n.20) In provincia di Piacenza vige un calendario di raccolta che modifica, in parte, il calendario in vigore in Emilia Romagna Per ottenere il tesserino occorre superare un esame di idoneità che consiste in una prova orale da sostenersi di fronte all’apposita commissione. Le sessioni di esame vengono tenute in media 3-4 volte all’anno. Gli esami sono preceduti da una lezione informativa tenuta da esperti del settore.

DOMANDA DI ISCRIZIONE ALL’ESAME E RILASCIO TESSERINO
Gli aspiranti tartufai di età superiore ai 14 anni residenti in provincia di Piacenza, devono presentare alla Provincia domanda in bollo per il rilascio dell’autorizzazione. All’atto dell’iscrizione verrà distribuito ai candidati una dispensa contenente le nozioni elementari sulla normativa e sulla biologia del tartufo necessarie per la preparazione all’esame. Coloro che avranno superato l’esame potranno ottenere il tesserino per la ricerca e raccolta del tartufo. Per il rilascio del tesserino occorrerà presentare due fotografie formato tessera ed una marca da bollo da Euro 14,62. All’atto del rilascio del tesserino dovrà essere effettuato il pagamento della tassa regionale. Il versamento per la tassa di abilitazione alla ricerca e alla raccolta dei tartufi va fatto sul c/c n° 68883420, intestato a "Regione Emilia Romagna - Tassa abilitazione ricerca e raccolta tartufi" I bollettini sono disponibili presso l’URPEL della Provincia, in corso Garibaldi 50, e presso il Servizio Agricoltura della Provincia, in Via Colombo 33 (1° piano). Informazioni si possono richiedere al Servizio Agricoltura della Provincia, tel. 0523 795653 o 0523 795654. Copia della ricevuta di versamento sarà trattenuta agli atti dell’Amministrazione. Tassa annuale: 92,96 euro.

DOMANDA DI RINNOVO DEL TESSERINO
Il tesserino, alla scadenza di 6 anni dalla data di rilascio indicata sullo stesso, è rinnovato previa domanda del titolare. La domanda va presentata in bollo alla Provincia, allegando il tesserino scaduto, una ulteriore marca da bollo da Euro 14,62 e due fotografie formato tessera. All’atto del rilascio del tesserino dovrà essere effettuato il pagamento della tassa regionale, mediante versamento di Euro 92,96 sul c/c postale n. 116400 intestato alla Regione Emilia Romagna - Tasse Concessioni Regionali con la causale: tassa annuale per la raccolta dei tartufi. Copia della ricevuta di versamento sarà trattenuta agli atti dell’Amministrazione.

Questi i periodi di raccolta di tutte le specie di tartufo che si possono trovare da noi:

- Tuber magnatum Pico (tartufo bianco) pianura dal 1° settembre al 20 gennaio - collina dal 20 settembre al 20 gennaio
- Tuber melanosporum Vitt. (tartufo nero pregiato) dal 1° novembre al 31 marzo
- Tuber aestivum Vitt.(tartufo d’estate o scorzone) dal 15 luglio al 30 novembre
- Tuber uncinatum Chatin (tartufo uncinato) 20 settembre al 31 gennaio
- Tuber brumale var. moschatum De Ferry (tartufo moscato) dal 1° dicembre al 30 aprile
- Tuber brumale Vitt. (tartufo nero d’inverno o trifola nera) dal 1° dicembre al 30 aprile
- Tuber Borchii Vitt. o Tuber albidum Pico (bianchetto o marzuolo) pianuradal 1° novembre al 31 marzo - collina dal 1° dicembre al 30 aprile
- Tuber macrosporum Vitt. (tartufo nero liscio) pianura dal 1° settembre al 20 gennaio - collina dal 20 settembre al 20 gennaio
- Tuber mesentericum Vitt.(tartufo nero ordinario) dal 1° settembre 31 gennaio