escursioni

 

Percorsi nel Parco Regionale Fluviale dello Stirone
itinerario naturalistico in val d'Arda

Tempo di percorrenza: 4 ore

Difficoltà: per escursionisti esperti

Periodo consigliato: essendo in pianura il periodo estivo risulta eccessivamente caldo.

Come arrivare alla partenza

Uscita al casello autostradale della A1 “Fidenza”, quindi si prende la statale n. 9 bis per Salsomaggiore Terme fino ad imboccare una strada laterale in corrispondenza di un bivio, sulla destra, immediatamente dopo Ponte Ghiara. Arrivati a Scipione Ponte, si seguono le indicazioni per Vigoleno e Borla e, percorsi 1.750 mt., si devia sulla destra, per una strada sterrata che porta ad uno spiazzo con staccionata, dove è possibile lasciare il mezzo di trasporto.

Percorso

La località di partenza viene comunemente denominata Tre Pioppi per la presenza di splendidi esemplari arborei di pioppo bianco che si alzano maestosi poco più a valle. A non più di 300 mt. da qui si scorge, sulla sponda opposta e seminascosta dalla vegetazione, il nucleo storico di San Genesio dove da visitare è la bellissima chiesa dedicata alla Madonna della Mercede e l’oratorio del XIII sec. con un mosaico raffigurante San Genesio. Ritornati al punto di partenza si inizia la camminata che si snoda parallelamente all’alveo del Torrente Stirone, dove si possono notare una serie di scarpate morfologiche che, in una sorta di gradinata, si affacciano al greto del torrente, che si trova a scorrere nel settore centrale e più depresso. Dopo un centinaio di metri il sentiero costeggia una staccionata in legno messa in opera alla sommità della sponda fluviale e dopo essersi allontanati dal greto, si trova un sentiero che si immerge nella vegetazione. Lungo la carraia prosegue il percorso pedonale del parco, mentre seguendo il sentiero che si snoda parallelamente si raggiungono le piazzole di un percorso vita che è indicato da frecce su sfondo azzurro. Tenendo la carraia si arriva proprio di fronte ai tre monumentali pioppi bianchi e seguendo il sentiero si costeggia la sponda, dove si può notare come il corso dell’acqua incida di circa un metro il materasso alluvionale deposto in precedenza. Si arriva all’ampia area attrezzata di Colombara detta Bocca, e si riprende il cammino seguendo le indicazioni del percorso vita e dopo aver passato la scarpata fluviale si presenta poco più avanti una grande quercia sul bordo sommitale. Dopo aver costeggiato la scarpata e dopo aver superato un fosso si sale in cima alla scarpata, raggiungendo infine il piano sul quale si trova, poco lontano l’abitato Scipione Ponte. La strada provinciale Salsediana risale la scarpata e lambisce Montata dell’Orto, una località che ha dato interessanti rinvenimenti dell’Età del Bronzo. Riprendendo il cammino e attraversando la strada provinciale, successivamente si guada il Rio Stirpi alla sommità di una briglia. Circa 200-300 mt. a valle del ponte, l’alveo del torrente risulta notevolmente approfondito rispetto al piano campagna. Si raggiunge la sommità di una scarpata e si può osservare da questo punto come il torrente, grazie a fenomeni di erosione, tende ad allargare le curve del canyon da esso inciso. Si costeggia il greto sotto la scarpata fluviale, sulla cui parete argillosa si può osservare l’accesso circolare dei cunicoli scavati dal gruccione, per la costruzione del suo nido nel terreno. L’andamento della corrente fluviale non permette di proseguire lungo il greto, così si interrompe l’itinerario avendo raggiunto il punto estremo del percorso programmato.

Itinerari nel piacentino: Il Parco Provinciale

Percorso naturalistico in val d'Arda

Tempo di percorrenza:
anello di Monte Rovinazzo: 2 ore;
anello di Monte Croce dei Segni: 1,30 ore.

Difficoltà: escursionistico;
vi è un tratto di sentiero non segnato e poco evidente

Periodo consigliato: tutto l’anno

Come arrivare alla partenza

uscita al casello autostradale della A1 Fiorenzuola, quindi si prende la strada provinciale per Castell’Arquato e Lugagnano. Superato Lugagnano, in corrispondenza dell’oratorio di Madonna del Piano, si seguono le indicazioni per il Parco Provinciale che guideranno anche nei successivi due bivi. Si lascia il mezzo di trasporto al termine della strada.

Percorso

L’imbocco è segnalato da uno degli innumerevoli cartelli posizionati lungo la fitta rete sentieristica del parco. Dopo essere entrati nel bosco si procede seguendo l’isoipsa 950 e arrivati al crinale si prosegue in discesa per il versante sud-orientale di Monte Croce dei Segni. Giunti al tornante di quota 840 mt., in corrispondenza di un bivio segnalato da un cartello della sentieristica del parco, si devia verso destra risalendo un comodo stradello e si arriva ai margini di un’ampia radura con coltivi e siepi. Il sentiero attraversa successivamente un ampio impianto artificiale di conifere, e tra gli aghi dei pini è possibile osservare le cince more e le cince dal ciuffo, due specie di Paridi legate ai rimboschimenti di conifere. Ripreso il cammino si raggiunge il crinale Arda-Chero, e scavalcando il muretto ai lati dello stradello si può raggiungere il centro del prato, dove si può vedere l’alternanza ritmica degli strati calcareo-marnosi, e quelli argilloso-arenacei. Dopo avere osservato il territorio della conca di Morfasso, nel bacino del torrente Lubiana, si riprende la salita che porta ad un bivio, e dopo aver svoltato a sinistra, si scende rapidamente il versante, costeggiando una radura recentemente piantumata, poi si imbocca un sentiero sul lato opposto arrivando ad una faggeta d’alto fusto. A circa 300 mt. dal termine della strada asfaltata, la strada si collega al successivo itinerario. Arrivati ad una radura circondata in gran parte da noccioli, la si attraversa ortogonalmente, raggiungendo un altro cartello posto sul ciglio della carrareccia e si imbocca verso destra. Al bivio successivo si mantiene la sinistra scendendo parallelamente ad un impluvio, poi si risale il versante lungo un sentiero che punta verso nord. Si percorre poi la strada asfaltata verso destra, e si procede per un comodo stradello che, sulla sinistra conduce di nuovo nel bosco. Si scende lungo un ampio crinale, lasciando a destra la cima del Monte Rovinazzo, alla prossima carrareccia si procede verso sinistra in leggera discesa, e in prossimità di un nuovo incrocio si mantiene la direzione scendendo gradualmente e girando attorno all’impluvio di rio Freddo. Subito dopo il sentiero sale a perpedicolo il versante, raggiungendo rapidamente il crinale, che verso sud porterà alla chiesa di Madonna del Monte, per la chiusura dell’anello.

Itinerario naturalistico in val Tidone
percorso ad anello sul versante destro della val Chiarone

Tempo di percorrenza percorso in parte ad anello: 4,30 ore

Difficoltà: per escursionisti esperti;
alcuni passaggi sul crinale di Monte San Giovanni richiedono particolare attenzione; assenza di punti d’acqua

Periodo consigliato: l’esposizione al sole e le basse quote rendono il periodo estivo poco indicato per l’eccessiva calura

Come arrivare alla partenza

uscita al casello autostradale della A21 Castel S. Giovanni, quindi si imbocca la strada statale 412 fino a Pianello Val Tidone. A Pianello, oltrepassato il Torrente Tidone, si sale, alla sinistra del paese, puntando su Mezzano e Piozzano. La strada provinciale n.60 segue il fondovalle. In corrispondenza di una trattoria, subito dopo il ponte che attraversa il torrente, si devia a destra per Chiarone, che si raggiunge dopo qualche chilometro.

Percorso

L’itinerario proposto si svolge su un percorso ad anello disposto sul versante destro della Val Chiarone e su un altro che percorre un crinale secondario del versante opposto. Il punto di partenza per entrambi è Chiarone dove si può lasciare il mezzo di trasporto in un ampio piazzale prima della trattoria. Iniziando l’escursione a percorso circolare, si deve guadare il Torrente Chiarone, si imbocca quindi una carraia che sale in mezzo ad una vigna e costeggia il bordo di una boscaglia. Si prosegue in salita, finchè la carraia si perde nel campo coltivato, e si raggiunge un primo rudere, poi successivamente un altro, fino dove si può osservare il bellissimo panorama del castello di Rocca d’Olgisio. Ripreso il cammino si risale il bordo sud-orientale della valle a canoa, dove la presenza di un substrato roccioso particolarmente resistente dà luogo ad un ripido crinale boscato. La salita porta sulla strada asfaltata che corre sulla linea di spartiacque con la Val Luretta, poi si prende la strada sterrata che ridiscende il versante destro della Val Chiarone. La comoda e graduale discesa a piedi permette di osservare, la particolare morfologia del paesaggio e la cima Monte Aldone. Superata Cà d’Archia si prosegue fino ad arrivare alla strada asfaltata che giunge a Chiarone oppure, nella direzione opposta, al punto di attacco per la salita del versante sinistro, lungo il fianco sud-occidentale della sinclinale. In corrispondenza della curva stradale si sale una scalinata in ferro, e successivamente, superata una cappelletta, si prosegue per un sentiero che, aumentando la pendenza, giunge in un’area boschiva e rocciosa. Il sentiero prosegue verso la linea di crinale raggiungendo una balconata rocciosa, dove lo strato sommitale più resistente, protegge il più erodibile strato sottostante, dando origine ad una curiosa morfologia a fungo. Si sale ripidamente seguendo delle frecce sbiadite color rosso rivolte nella direzione opposta del cammino, fino ad arrivare al nucleo storico di Cà dei Pisani. Ripreso il cammino si raggiunge un riparo naturale determinato dall’inclinazione di uno strato arenaceo, sotto il quale una serie di massi grossolanamente lavorati, paiono formare ripiani e sedili. Poco più avanti si incontra una piccola, ma estremamente significativa forma di erosione innescatasi in corrispondenza di un grosso affioramento alla destra del sentiero. Si tratta di una cavità naturale creatasi per la presenza all’interno del sedimento di una zona meno resistente che, in seguito, si è allargata per erosione idro-meteorica. Salendo ancora lungo il crinale si arriva ad un’altra balconata naturale: di fronte a noi abbiamo l’abitato di Roccapulzana, e proseguendo si sale nel bosco fino alla successiva cima. Facendo attenzione si può risalire il roccione di destra, utilizzando la scalinata scolpita nella roccia, dalla cui sommità contempliamo lo splendido scenario sul contrafforte arenace dominato dal castello. Lasciato il roccione, si scende verso nord e si oltrepassa la stretta fenditura, per arrivare tra grossi affioramenti sferoidali, ad un bivio. Scendendo sulla sinistra si trova una carraia che conduce a Costa, un vecchio paese che deve il toponimo alla propria disposizione di crinale. Lo stesso crinale piega per salire rettilineo il versante, battuto dalla strada comunale, collegandosi al crinale principale e delimitando un bacino secondario, i cui ampi coltivi nascondono un terreno soggetto a movimenti gravitativi diffusi anche se superficiali.

La Pietra Parcellara
itinerario naturalistico in val Trebbia

Tempo di percorrenza percorso ad anello: 2,30 ore

Difficoltà: per escursionisti esperti;
alcuni passaggi sul crinale sono difficoltosi;
assenza di punti d’acqua

Periodo consigliato: tutto l’anno, evitando le giornate estive troppo calde e piovose

Come arrivare alla partenza

uscita ai caselli autostradali della A1 Piacenza sud, per chi arriva da Bologna, o Piacenza nord. per chi arriva da Milano, e della A21 Piacenza est, per chi arriva da Brescia, o Piacenza ovest, per chi arriva da Alessandria. Si imbocca la strada statale n. 45 fino a Travo, attraversato il paese si prosegue per Bobbiano, quindi, oltrepassato il cimitero sulla destra, all’altezza dell’imponente Torre di Bobbiano, si prosegue su strada sterrata fino all’abitato di Pietra.

Percorso

Immediatamente a monte dell’abitato di Pietra si imbocca una comoda carrareccia che lascia la strada principale, sul lato sinistro, ad una quota di 675 mt. Dopo qualche minuto si attraversa un piccolo rivo, uno dei tanti, che prendono velocità verso valle. Oltrepassato il ruscello, è possibile ammirare l’imponente sagoma della Parcellara. La montagna emerge dal boschetto sottostante improvvisa, squarciando la dolce morfologia delle argille circostanti, quasi fosse stata proiettata in quella posizione da una spinta centrifuga proveniente dall’interno della terra. Riprendendo il cammino e avvicinandosi alla base della Pietra si trovano con più frequenza grossi blocchi di roccia scura sparsi lungo il percorso ed in mezzo al bosco, risultato delle frane di crollo che costantemente, interessano il ripido e fratturato massiccio roccioso. Giungendo al crinale si incrocia il percorso n. 169 del CAI, che si seguirà sulla sinistra; e dopo pochi passi si raggiunge l’oratorio della Pietra Parcellara e seguendo una freccia biancorossa numerata si inizia il sentiero che porta alla cima. Dopo una ripida salita, raggiunto il versante sud-occidentale, il sentiero prosegue con minor pendenza fino al paese di Brodo a 652 mt. di quota. Giunti a circa 810 mt. di quota, si deve prestare attenzione ad una recente frana di crollo che ha occupato con i suoi ingombranti detriti il tracciato, ma che in compenso, consente buone osservazioni sulla litologia non alterata. Finalmente in cima, si percorre qualche metro lungo il crinale, costeggiando un’accentuata depressione, per arrivare ad uno spiazzo erboso dove risulta comoda e propizia la sosta. Riprendendo il cammino lungo il crinale, si seguono i segnavia CAI e a circa 810 mt. di quota si calpesta un limitato affioramento friabile, biancastro, in evidente contrasto con la circostante dura roccia brunorossastra. La discesa prosegue ripida e arrivati alla sella con la Pietra Marcia, si lascia il percorso n. 169 per prendere sulla destra il sentiero segnato sempre biancorosso; fino a giungere all’oratorio della Pietra Parcellara, da dove si ripercorrerà il tratto iniziale del sentiero fino a ritornare al punto di partenza.

DA BETTOLA AI RABBINI: TRA VAL NURE E VAL D'ARDA

Descrizione

Nel territorio della comunità montana Nure Arda è stato segnalato il primo tratto del Sentiero Italia tra Milano e Bologna: sono le 4 tappe che vanno da Ponte dell'Olio a Pellegrino Parmense, con soste intermedia a Bettola, ai Rabbini e a Vernasca. La segnaletica è biancorossa, salvo il tratto da Ponte dell'Olio a Bettola, dove si trovano le tabelle metalliche "Antiche vie Genova e Romea - Via del Nure".
Presentiamo la tappa da Bettola ai Rabbini. Un itinerario di collina che porta a scoprire le rovine di Veleia.
Rabbini deve invece il suo nome ad una comunità ebraica che vi era stata deportata in epoca medioevale, di cui non restano che alcuni toponimi di origine ebraica. Analogo destino ha subito il monastero di Val Tolla, di cui rimangono i resti delle mura perimetrali, poco sotto ai Rabbini.
IL PERCORSO:

Da Piazza Cristoforo Colombo nel centro di Bettola, si passa il ponte sul Nure e si giunge al borgo di San Bernardino. Si imbocca la strada del Poggio, con percorso bordato da siepi e ancora in gran parte selciato. Alle prime case delle Terre si prende a sinistra una carrareccia e si sale dritti a Croce Andreini.
Si continua su sterrata, lasciando sulla sinistra Casa Terra del Piatto, e si raggiunge il rio Riglio, oltre il quale si trova la strada per Casa Marmana. Un'ampia sterrata porta alla "provinciale Castellone"; se ne percorre un breve tratto e si scende su sterrata a Gallinari.
Si prosegue a sinistra toccando cascina Angerina e dopo una svolta a destra Case Simoni. Il percorso entra in un fitto bosco di querce, dove si traversa rio Chero che porta a Sagliani . Si sale a La Colombara e si raggiunge il borgo di Carignone. Tra le case si imbocca la carrareccia che presto diviene sentiero e scende lungo il Rio Freddo, verso gli scavi di Veleia, dove è ben visibile il campanile di Sant'Antonino. Passando a fianco delle case, davanti alla chiesa si trova una pista che taglia una curva della strada e conduce ad un incrocio: si va dritti in salita.
Su sterrata si passa ai piedi di Villa e Belvedere. Dopo un ponticello e prima di Guidi si gira a destra. La sterrata in salita porta a Bianchi e Sgarbozza. Al termine di questa frazione si prende la sterrata in salita. A quota 720 m si gira a sinistra su sentiero che porta alla "provinciale del parco". La si attraversa per imboccare il sentiero per Taverne. Da questa frazione si arriva ai Rabbini su di un breve tratto di asfalto.
DISLIVELLI: 1000 m in salita; 750 m in discesa.
TEMPO COMPLESSIVO: 5:30 ore
LUNGHEZZA: 18 Km.
CARTOGRAFIA: Tavolette IGM 1:25.000 Bettola e Gropparello
Tel IAT Val Nure: 0523-870997

DAL PASSO LINGUADA' AL PASSO DELLO ZOVALLO

Farini
loc. Linguadà
Descrizione

Percorso relativo allo spartiacque delimitante l'alto bacino del Nure sulla destra idrografica.
IL PERCORSO:
Passo Linguadà (mt.957)- Passo delle Pianazze (mt.987) - I Termini (mt..1200) - pendici nord dell'Arco di Camulara - Prato Grande (mt. 1440) - Passo dello Zovallo (mt. 1405).

L'itinerario, molto panoramico sulle valli del Nure e del Ceno, e quindi sull'Appennino Piacentino e Parmense, permette incontri ravvicinati con le principali emergenze ofiolitiche di questa zona: la Roccia Cinque Dita, il Groppetto, l' Arco di Camulara, il Monte Ragola.
L'itinerario, benchè lungo, non presenta particolari difficoltà e può considerarsi percorribile durante tutto l'anno.
DISTANZA: 17 Km.
TEMPO DI PERCORENZA: 6 ore e 30 minuti.
DISLIVELLO: 448 mt.
Tel IAT Val Nure: 0523-870997

I SENTIERI DEL PASSATO: DALLA VAL D'ARDA ALLA VAL NURE - 1° tappa

Veleia Romana (frazione di Lugagnano Val d'Arda)
Descrizione
E' un trek in tre tappe che permette all'escursionista di ripercorrere molti di quei sentieri che costituirono, per tanti secoli, le naturali vie di comunicazione tra Valdarda, Valnure e Valtrebbia. Tratturi carichi di storia, ma anche ricchi di suggestioni e poesia. Un percorso che presente notevoli spunti di interesse anche sotto il profilo botanico e geologico.
PRIMA TAPPA: Da Veleia Romana a Prato Barbieri (ore 4-5)
IL PERCORSO: L'itinerario di questa tappa, che presenta molti tratti in salita, anche assai ripidi, si svolge su strade sterrate sino all'incontro della rotabile che sale da Lugagnano al Parco Provinciale, segue un tratto di questa rotabile fino al rifugio del Parco, poi, per sentiero, raggiunge la provinciale Morfasso - Prato Barbieri che viene percorsa fino al terminale di tappa. Si parte da Veleia (512 m) su una strada bianca in notevole pendenza, che porta dai 512 metri di Veleia agli 800 della testata di valle del Rio Freddo profonda ed incassata forra che divide il monte Rovinasso a sinistra dalla Rocca di Moria a destra. Si tocca quasi subito la località La Villa: si cammina per circa un chilometro fra terreni coltivati, poi si sale nel bosco. Superate le pendici del monte Rovinasso, con pendenza più dolce, si raggiunge la strada che da Lugagnano conduce al Parco Provinciale, si incontra la chiesetta della Madonna del Monte e si giunge al rifugio del parco dove è possibile sostare. In località "Il Vallico" si guadagna e si costeggia il crinale tra i torrenti Chero, a nord, e Lubiana, a sud, mentre la visuale spazia sulla Pianura Padana. Al bosco si sostituiscono le coltivazioni ed il sentiero, a momenti ampio e a tratti appena segnato, segue con diversi saliscendi il crinale toccando il Monte delle Donne (902m ), la Costa Crocellasa (945 m) e raggiungendo la strada provinciale Morfasso Guselli che è necessario seguire fino a Prato Barbieri dove vi è un alberghetto.

I SENTIERI DEL PASSATO: DALLA VAL D'ARDA ALLA VAL NURE - 3° tappa

Ferriere
Descrizione

E' un trek in tre tappe che permette all'escursionista di ripercorrere molti di quei sentieri che costituirono, per tanti secoli, le naturali vie di comunicazione tra Valdarda, Valnure e Valtrebbia. Tratturi carichi di storia, ma anche ricchi di suggestioni e poesia. Un percorso che presente notevoli spunti di interesse anche sotto il profilo botanico e geologico. Sono da segnalare i laghi Moo e Bino.
TERZA TAPPA: Passo Pianazze - Selva di Ferriere (7 ore)
IL PERCORSO:
La tappa inizia con una lunga salita piuttosto impegnativa, su stradina forestale ed ampie mulattiere, che, lungo la Costa dei Cornini (1.200 m), giunge fino a Termini (1.320 m). Dopo i prati di Groppo si incrocia una mulattiera , che, a sinistra, scende a Faggio e, a destra, al Lagazzo e a Cassimoreno in Val Lardana. Giunti a Termini, l'itinerario abbandonata la valle dell'Arda, entra in quella del Nure e nel cosiddetto regno dei laghi, che è molto chiaramente delimitato: verso est, dai Monti Ragolino, Camulara, Arco, Costa dell'Erbone e San Martino, e verso ovest da una dorsale che parte dai Groppi di Pertuso per giungere al Monte Megna attraverso il Poggio dell'Orlo ed il Roccone. A chiusura dei due argini si levano, a sud, la possente mole del Monte Ragola (1.711 m) e, a nord, un'ampia trincea morenica che salda il Monte Megna al Monte San Martino. Il più importante, in questa conca di laghi, laghetti, acquitrini, prati molli e torbiere che costituiscono una fra le più interessanti testimonianze della storia geologica dell'Appennino Piacentino, è il Lago Bino, dalla forma ovale irregolare, con sponde rocciose e detritiche specie a ponente, formatosi per sbarramento morenico della valle. E' il lago naturale più vasto dell'Appennino piacentino, il cui livello subisce ampie variazioni nell'arco dell'anno. Chi vuole vedere da vicino il lago, da Termini deve proseguire sull'itinerario principale seguendo il sentiero in dolce salita, fra boschi, che toccando l'Arco e le pendici del Monte Camulare, giunge a Prato Grande. Da qui una strada sterrata in disuso e sbarrata da diversi cancelli conduce ai due laghi con un tragitto di ore 1-1.30 fino al Lago Bino o di 2-3 ore fino al Lago Moo, fra andata e ritorno. Dopo Prato Grande da dove è possibile in circa un'ora di cammino raggiungere il Monte Ragola (1.711 m) il percorso è per lo più pianeggiante, con saliscendi brevi e poco impegnativi e, dopo le pendici del Monte Zovallo, raggiunge il Passo Zovallo (1.421 m), dove transita la carrozzabile che da Santo Stefano d'Aveto conduce a Ferriere e Bettola .Dalla vicina selva (Km 5,5 sulla strada asfaltata per Ferriere) funziona un servizio di autobus per Bettola e Piacenza. Nell'attraversamento di Prato Grande si deve avere l'avvertenza di tenere sempre la sinistra, costeggiando le pendici del Monte Camulara, specie in caso di nebbia. L'ultimo tratto della tappa, di circa 4 Km, dal Passo dello Zovallo a Selva di Ferriere viene percorso su strada asfaltata.
Tel:
IAT Valnure:0523.870997
Comune Ferriere: 0523.922885

IL PERCORSO DELLA MARCIA DEL GAEP

Bettola
loc. Passo del Cerro
Descrizione

La lunga marcia del Gaep è una fantastica camminata a piedi o in mountain bike di 33 Km., che costituisce una vera e propria classica del trekking della nostra provincia e non solo.
Chi non ha mai approfittato della splendida manifestazione che si tiene ogni anno a primavera inoltrata, può sempre affrontare il percorso autonomamente.
L'itinerario che illustriamo, anche grazie alla collaborazione del Gaep, consente di ripercorrere i sentieri secolari del crinale appenninico che costituirono alcune naturali vie di transito tra i Piacentino e il Genovese.
IL PERCORSO:

Il percorso prende le mosse dal Passo del Cerro, (m. 776) tra Valnure (Bettola) e Valtrebbia (Perino) ed è ampiamente segnalato con il segnavia 001 striscia biancorossa e con il vecchio segnale "giallo lunga marcia" su sassi e supporti con frecce in legno e scritte di vario genere evidenti ai bivi più importanti.
Dopo aver superato alcuni chilometri di strada sterrata, inizia la dura e lunga ascesa che porta a transitare su Monte Osero (1.235 m.) dal quale si scende al Passo della Cappelletta. Dalla Cappelletta si punta, prima su strada sterrata e poi per prati, al Monte Aserei (m 1.280). Oltrepassato l'Aserei, il percorso, in discesa, conduce prima l'abitato di Ciregna e poi, percorrendo tratturi tra i prati, al Passo del Mercatello.
Superata la strada asfaltata che collega Marsaglia a Ferriere, inizia la parte più spettacolare, ma anche sicuramente più impegnativa dell'intero itinerario: quella che comporta l'ascesa al Monte Carevolo (1.490 m) che si raggiunge dopo essersi inerpicati su un sentiero. Dal Monte Carevolo in poi gli splendidi prati fioriti del Crociglia accompagnano, prima in piano ed in seguito in forte discesa, il trekker al rifugio Gaep, alla Vecchia Dogana, ora Capanna Stoto (m 1.365).
LUNGHEZZA: 33 Km
TEMPO DI PERCORRENZA: 6-7 ore
DIFFICOLTA': l'itinerario per la sua lunghezza è consigliabile ad escursionisti esperti ed allenati.
Tel IAT Val Nure: 0523-870997

LE VIE DEL SALE PER LA VAL TREBBIA E LA VAL NURE- 3° tappa
Ferriere
Loc. Ciregna
Descrizione

L'itinerario proposto è un lungo trek a tappe sui crinali tra Valtrebbia e Valnure: un itinerario che permette in parte di camminare sulle antiche vie del sale lungo le quali transitavano le carovaniere che in passato trasportavano grano a Genova e facevano poi ritorno nella Pianura Padana cariche di olio, sale e spezie.
TERZA TAPPA: Ciregna - Coli (6-7 ore)
IL PERCORSO:
Da questa tappa, lasciate alle spalle le alte cime della Valnure, inizia una lenta discesa al fondovalle del fiume Trebbia. Si inizia seguendo a ritroso il percorso del giorno prima, fino alla località "Il Corso" (poco oltre il cimitero e la linea elettrica), da dove si prende sulla destra il sentiero che sale dapprima in una pineta mista di abeti e pini, poi percorre la cresta principale del Monte Aserei (1.432 m) da sud verso nord, prima fra le pinete poi sui pascoli, con ampie vedute su paesi, valli, cime montuose.
Lasciata la cima del Monte Aserei, si continua a percorrere la cresta fino alla pista lastricata costruita, come tutte le altre nei dintorni, dal Genio militare negli anni Cinquanta: verso destra essa conduce alla strada bianca per Mareto e il Passo Cappelletta, mentre a sinistra si immette, dopo poche curve, sulla pista che sale da Peli. Il nostro itinerario segue quest'ultima direzione ed in breve ci porta, con andamento pianeggiante, al Passo di Santa Barbara, inconfondibile anche da lontano per l'enorme statua bianca posta all'incrocio di tre vie: la nostra, che sale da Peli, la pista che proviene da Coli e quella che arriva da Pradovera. Siamo alle soglie di una delle più belle zone appenniniche della provincia di Piacenza. La carrareccia, ora larga ora stretta, fra prati e boschi, porta fino alla Fontana dell'Uccellino. E' questo il punto ove occorre lasciare il sentiero, che segue la recinzione, per immettersi, superato lo sbarramento, su un altro sentiero che sale. In breve quest'ultimo porta alla selvaggia cima del Monte Sant'Agostino (1256 m), un'affilata lama di roccia. Dopo il Monte Sant'Agostino il sentiero punta in direzione di una seconda montagna dal nome "ecclesiastico": il Monte Tre Abati (1072 m). Ormai di questa tappa non restano che pochi chilometri, che, dopo la discesa sul sentiero in pineta, si svolgono su strade interpoderali a fondo naturale e infine asfaltate: si attraversano gli abitati di Maiarda e di Fontana e da qui, si prende a sinistra la carrozzabile a fondo naturale e si giunge, dopo circa due chilometri e mezzo privi di segnaletica a Coli.
Tel IAT Val Nure: 0523-870997

PER LE ALTE VIE DALLA VAL BORECA AL MONTE ANTOLA

Zerba
Descrizione
In Inghilterra si chiamano "long distance path", in Francia "grande randonnée" e sono meta ogni anno di migliaia di trekker, di escursionisti. Da noi sono dette "alte vie": lunghi sentieri che conducono l'appassionato a compiere impegnativi viaggi alla scoperta di una valle, di una regione e, a volte, di un intera area geografica. La camminata è il mezzo più idoneo per incontrare la natura in modo intenso, in questo modo è possibile conoscere le nostre valli ripercorrendo le orme del loro passato.
IL PERCORSO: Da Capannette di Pey si raggiunge Capanne di Cosola (1.445 m), (10 minuti) sulla rotabile esistente. Da Capanne di Cosola, l'antico valico di passaggio tra Libara e Veleia in tempo romano, s'imbocca il bivio per Bogli-Artana. Dopo circa duecento metri, sulla destra, incomincia il sentiero che in salita attraverso pascoli porta sul Monte Cavalmurone (1.670 m) la più alta vetta dI questo itinerario. Il percorso prosegue poi in quota sullo spartiacque che tocca diverse cime: il Monte Legnà, il Poggio Riondino e il Monte Carmo che può essere facilmente aggirato. A sinistra lo splendido panorama sulla Valboreca accompagna il trekker tra prati che in maggio sono coperti da un lenzuolo di narcisi. Dal monte Carmo si scende in breve a Capanne di Carega (1.367 m, 3 ore e trenta). Lasciata la strada asfaltata che conduce al vicino borgo di Case del Romano, s'imbocca il sentiero che porta tra faggete e praterie in quota all'anfiteatro del Monte Antola (m. 1.598, 2 ore e trenta). A pochi metri dalla croce posta sulla vetta del Monte Antola si trova un rifugio privato.
Capannette di Pey - Rifugio Monte Antola (6 ore)
Tel IAT Bobbio: 0523.962815

SULLA VIA DEI MANSI DEL MONASTERO DI BOBBIO

Bobbio
Descrizione
L'itinerario che proponiamo, adatto a chiunque possegga un minimo di allenamento, permette di ripercorrere alcuni tratti dell'antica strada che collegava nel Medioevo Bobbio, la sua abbazia e i "Mansi" dei monaci di San Colombano. Il percorso, ben riassestato dal CAI di Piacenza, consente altresì di visitare l'antico borgo di Brugnello con la caratteristica chiesetta a picco su quegli splendidi meandri del Trebbia che stupirono anche Hemingway.
IL PERCORSO: Il sentiero indicato con segnavia bianco/rosso n. 143 percorre la strada (asfaltata fino al ponte sul Rio Carlone) che risalendo la sponda sinistra del Trebbia conduce alla frazione di Moglia, piccolo gruppo di case nel selvaggio vallone del Rio Carlone (ore 1:15). Dal paese dapprima su ripida mulattiera e poi per comodo sentiero si giunge all'abitato di Carano situato alla base del caratteristico Bric Carana (ore 0:50). Seguendo il Crinale, circondati in tarda primavera da ginestre in fiore, si scende a Pietranera e quindi a Brugnello (ore 1:00). Si prosegue attraverso alcuni campi per poi prendere lo stradello che conduce al greto del Trebbia in prossimità di Marsaglia (ore 0:40). Da Brugnello l'escursionista ha la possibilità, in circa tre ore di cammino di rientrare a Bobbio servendosi di una comoda e panoramica strada sterrata.
DURATA: 6/7 ore
GRADO DI DIFFICOLTA': Facile
QUOTA MASSIMA RAGGIUNTA: 800 m
CARTOGARAFIA: "Alto Appennino Piacentino Nord"
Tel IAT Bobbio: 0523.962815

SULLA PIETRA PARCELLARA

Travo
Descrizione
La Pietra Parcellara, una delle montagne più note ai piacentini, è detta anche il "Cervino della Valtrebbia" perché ricorda con la sua punta aguzza il ben più noto e alto monte simbolo delle Alpi. Solitaria, in quanto nessun monte le si affianca da Travo fino alle pendici del Monte San Lazzaro, la Pietra Parcellara si presenta con mille facce ed aspetti diversi, ogni volta sorprendenti: da Travo è rotonda come un elmetto, da Perino è appuntita e affilata come un duro e nereggiante cono, da Cassolo è piatta e larga.
IL PERCORSO: Dalla piazza di Perino attraverso il borgo vecchio si scende verso il fiume Trebbia e con la passerella pedonale ci si porta sulla sponda sinistra. Costeggiando gli impianti sportivi (piscina e campi da tennis) si percorre la rotabile per Rondanera e successivamente il sentiero che sale ad incontrare la strada Donceto-Brodo.Al termine della salita si incontra la strada che collega Perino a Brodo. Raggiunto il valico tra la Pietra Marcia e la Pietra Parcellara sono possibili due differenti vie di salita. La "via normale" prosegue poi in lieve discesa verso nord-ovest al limite dei coltivi. Proseguendo, con continui zig-zag nel bosco sempre comunque lungo un percorso, si raggiunge in circa 25-30 minuti l'oratorio della Pietra Parcellara. Dall'oratorio resta da affrontare il tratto più entusiasmante dell'escursione alla Pietra Parcellara: il sentiero che dalla chiesetta porta alla cima e s'inerpica per la parte rocciosa. La salita è facile, non esposta ed anche i bambini, purchè accompagnati, possono effettuarla in tutta sicurezza. In pochi minuti si perviene alla cima del monte. La "via di cresta" si diparte invece a destra per portarsi alla base del cono roccioso terminale che, visto dalla sella, appare ripido e impossibile a superarsi. All'atto pratico invece si rivela come una lunga cresta in qualche caso aerea ed esposta che nel giro di 30-45 minuti porta alla cima. Essendo quest'ultimo percorso più pericoloso della "normale" sarebbe buona cosa affrontarlo solo con persone esperte e comunque mai con ragazzi e neofiti in gruppi numerosi. Dalla sella tra Pietra Marcia e Pietra Parcellara, a destra per chi sale da Perino, si stacca il percorso che in breve porta alla base della lunga, affilata e friabile cresta della Pietra Parcellara. A prima vista il sentiero sembra molto severo, ma seguendo attentamente i segnavia si presenta come un itinerario privo di difficoltà tecniche. Un solo punto, benchè brevissimo, è piuttosto esposto: si tratta di un lastrone inclinato il cui superamento richiede piede fermo ed assenza di vertigini. In altri momenti della salita è necessario utilizzare mani e piedi. Per il ritorno a Perino si segue a ritroso l'itinerario d'andata oppure si può scendere al Trebbia dopo aver percorso "la via di cresta" non utilizzata in salita.
DIFFICOLTA': Media
TEMPO COMPLESSIVO: Circa 1,5-2 ore
DISLIVELLO: 628 m.
Tel IAT Bobbio: 0523.962815

SULL'ANELLO DELL'ALTA VAL NURE

Ferriere
loc. Selva
Descrizione
Questo itinerario è alla portata di tutti, visti i moderati dislivelli da affrontare. Il percorso, conosciuto dai camminatori piacentini come "L'anello dell'Alta Valnure", gode di un'ottima segnaletica grazie alla preziosa e meritoria opera di alcuni infaticabili soci del locale Club Alpino Italiano i quali negli ultimi anni hanno provveduto a pulire con competenza e a riattivare al meglio diversi sentieri tra cui quelli interessati.
IL PERCORSO:
Selva (mt.1110), Costa della Piovarissa, Pertuso (mt.1022)
ITINERARIO 019:
Pertuso (mt.1022), Rompeggio, Retorto, Selva (mt.1110)
L'itinerario prende avvio a Selva. Attraversato il caratteristico e vecchio paese, oltrepassate le ultime abitazioni, si imbocca a sinistra la mulattiera che porta ad attraversare il Rio Croso e poi il Nure che, a quest'altezza, è ridotto ad un semplice ruscello ricco di simpatiche cascate.
Dopo aver superato diversi avvallamenti si perviene al secolare e fiabesco castagneto noto agli abitanti come "Bosco dei Foppiani". Guadati diversi rivoli si giunge poi all'inizio della salita che conduce, tra muri a secco, al ridente paesino Pertuso. Nel mezzo del caratteristico borgo appenninico ci si incammina lungo il sentiero CAI segnalato con il numero 019 che, in discesa, per un tratturo che procede in mezzo ai campi, porta in prossimità di Rompeggio.
A questo punto occorre improvvisarsi equilibristi ed attraversare il Nure servendosi di "un'emozionante" putrella a mo' di ponte (è comunque allo studio la possibilità di istallare un pratico corrimano per facilitare le operazioni di attraversamento). Superata anche questa difficoltà, sicuramente degno di una sosta è il caratteristico mulino di montagna, in evidente stato di abbandono.
A questo punto si entra nella parte finale del nostro itinerario: inizia una ripida salita lungo un sentiero che conduce il camminatore in mezzo ai prati fino a Retorto (950 m) prima e alla Provinciale della Valnure poi. Arrivati sull'asfalto non resta, dunque, che incamminarsi per raggiungere Selva di Ferriere e concludere così l'itinerario proposto.
ITINERARIO 017:
DISTANZA: 3 Km.
TEMPO COMPLESSIVO: 1ora circa
DISLIVELLO: mt. 100

ITINERARIO 019:
DISTANZA: Km.5
TEMPO COMPLESSIVO: 1ora 45 minuti
DISLIVELLO: mt.100

Tel:
IAT Valnure:0523.870997
Comune Ferriere: 0523.922885

SUI MONTI CAPRA E SANT'AGOSTINO

Coli
Descrizione
IL PERCORSO: Un anello non facile, con tratti in cui il percorso va
ritrovato con molto intuito, da percorrere in inverno o in primavera, quando è più semplice individuare il percorso nel bosco. Da Coli si sale alla località Mazzucchi; successivamente attraverso la strada asfaltata Coli-Fontana, con una ripida mulattiera si raggiunge il crinale e si scende a Fontana. Dopo aver attraversato il paese occorre seguire per breve tratto sulla destra l'asfalto oltrepassando un ristorante. Poco dopo si cerca il sentiero sulla sinistra, prima in discesa, poi in salita via via più accentuata che a mezza costa tra coltivi e pineta, raggiunge la strada a fondo naturale Coli-Gavi in località Malardà. Seguendo il sentiero si costeggia verso sud il prato il prato e ci si immerge nel fitto della pineta salendo a Costa Camparlino ove, con una brusca svolta a sinistra, seguendo la pista di forestazione, si raggiunge il Passo dei Tre Abati (1024 m). Il sentiero scende per un poco e poi riguadagna quota tra i boschi misti di quercia, nocciolo e pioppo. Al passo a nord del Monte Capra si punta decisi alla cresta rocciosa del monte. Il cammino è disagevole e occorre prestare attenzione al versante ovest, ripido e infido. In breve si perviene alla cima posta a 1310 mt. Superando gli stessi problemi della salita si scende al passo a sud del Monte Capra (1211 m) entrando nella faggeta; si tralascia il sentiero sulla sinistra proseguendo verso sud e risalendo la cima boscosa del Monte S. Agostino, sino a raggiungerne la cima (1256 m). Ancora un tratto di bosco, poi si esce su una panoramica cresta, ora agevole da percorrere (è su questa cresta la via più facile per la cima). Sempre mantenendosi sul crinale si raggiunge un valico (1160 m) ed una mulattiera finalmente evidente. La si segue a sinistra, in discesa verso la pineta; al primo incrocio si piega a destra e con successivi zig zag si torna a Costa Camparlino. Puntando in direzione del capannone si esce dal bosco ed incrociata la strada Coli-S.Barbara si scende su pista a Peveri, Poggiolo e Coli.
DISLIVELLO: 850 m
LUNGHEZZA: 15 km
TEMPO COMPLESSIVO: 5/6 ore
Tel IAT Bobbio: 0523.962815

SU E GIU' PER LA MEDIA VAL NURE: DA FONTANAVENTO A MONTELANA

Bettola
Descrizione

Significativo itinerario particolarmente utile per conoscere lo scosceso ambiente della media Val Nure in destra geografica, costituito dalle robuste rocce del flysch calcareo di Farini. Gli strati sedimentari di questa formazione, ora spessi ora sottili fra loro regolarmente alternati, affiorano in modo spettacolare sulla bella parete nord del Monte Penna di Groppoducale, nonchè presso il fondovalle Nure.
Fra l'altro versanti così alti e ripidi, per la Val Nure, non si riscontrano in nessuna altra zona del bacino idrografico in questione, nemmeno alla testata del Nure medesimo.

ITINERARIO 043:
Fontanavento (mt.500), Costa della Franca, Monte Penna di Groppo Ducale (mt.1199), Montelana (mt. 1008).
Lungo il percorso, a monte di Costa di Groppoducale, ci si imbatte in parecchie piazzole e baracche anticamente usate dai carbonai nello svolgimento del loro lavoro (erano costretti a sorvegliare la carbonaia senza poter dormire in paese).
Ottimo il panorama verso la Pianura padana alcuni punti della boscosa dorsale del Monte Penna (la cima è poco definita e osservare dall'alto può essere problematico a casusa della folta vegetazione).
A Montelana si presenta la possibilità di innestarsi sull'itinerario di crinale Nure/Arda (vedi I Sentieri del Passato: dalla Val d'Arda alla Val Nure).
Questo itinerario, percorribile in linea di massima durante tutto l'anno, è stato originariamente individuato e segnato dall'OTP GEA.
DISTANZA: 8 Km.
TEMPO DI PERCORENZA: 3 ore e 15 minuti.
DISLIVELLO: 508 mt.
Tel IAT Val Nure: 0523-870997

SENTIERI DELL'ALTA VALNURE TRE FONTANE - FONTANA GELATA - RIFUGIO - M.TE BUE - LAGO NERO

Ferriere
loc. Selva
Descrizione

Escursione classica che abbraccia i punti più suggestivi dell'alta Valnure: percorso molto vario ed impegnativo, ma non difficile, dopo Fontana Gelata si arriva al Rifugio, si può vedere la palestra per i rocciatori del Groppo delle Ali, dopo al Monte Bue sarà una lunga salita e finalmente arrivati in vetta si dominerà la Valnure e la Val d'Aveto.
Da qui si può raggiungere il Monte Maggiorasca, il più alto del nostro appennino (mt. 1799), si può poi riscendere verso il Lago Nero e proseguire fino alla strada.
Tel IAT Val Nure: 0523-870997

SENTIERI DELL'ALTA VALNURE P.SSO DEL CROCIGLIA - M.TE CAREVOLO

Ferriere
Descrizione
Escursione facile, in quota, quasi pianeggiante fino alla base del Carevolo:
poco dopo l'avvio si può fare una piccola deviazione sulla destra del tracciato fino all' Angelo del Crociglia.
Sul percorso verso il Cantonesi trovano prati di mirtilli, lamponi, fragole, fiori come cardani, giglio selvatico, cavalli al pascolo.
Dalla vetta del Carevolo, un tempo detto "Capreolo" perchè rifugio di capre selvatiche, si ammira tutta la Valnure, fino a Piacenza, ben visibile nelle giornate di sereno.
SENTIERO N.8301
TEMPO COMPLESSIVO: 1,15 circa
DISLIVELLO: si rimane in quota.
Tel IAT Grazzano Visconti: 0523-870997

SENTIERI DELL'ALTA VALNURE P.SO MERCATELLO - M.TE CAREVOLO

Ferriere
Passo del Mercatello
Descrizione
Partenza da un ampio pianoro, torbierizzato. Un tempo la piccola conca aveva un laghetto, ormai completamente estinto: zona di pascolo di mandrie di bovini e di pecore, il posto è quasi sempre ventilato per la particolare posizione di congiuntura tra Valnure e Valdaveto, la zona presenta una vegetazione ricca di ginepri con abbondanti bacche e si presenta ricca di porcini.
Nella prima parte il sentiero attraversa una vasta pineta, prosegue poi tra faggi e carpini, con una quota media sui 1000 mt., offre paesaggi di alta montagna con flora di tipo alpino come cardani, orchidee, genziane e felci.
L'ultimo tratto della salita al Carevolo è piuttosto impegnativo, ma lo spettacolo che offre la vetta merita questa fatica.
SENTIERO N. 8301
TEMPO COMPLESSIVO: 1,15 circa
DISLIVELLO: mt. 500
Tel IAT Grazzano Visconti: 0523-870997

SENTIERI DELL'ALTA VALNURE CANADELLO - LAGO MOO- LAGO BINO.

Ferriere
Canadello
Descrizione

La zona è tipicamente morenica: si consiglia di seguire i sentieri. lasciando la carrabile forestale. Dopo l'ultimo tornante si arriva davanti alla conca più estesa dell'appennino piacentino dove si trova un piccolo specchio ovale "il lago Moo".
Il laghetto, ormai in estinzione, per l'invasione della flora palustre, si è formato per i meccanismi geologici prodotti dal ghiaccio che scendeva dal M.te Ragola.
Proseguendo oltre si arriva al Lago Bino, di origine morenica, formatosi a seguito di franamenti che tuttora incombono sulla conca.
Da notare la fioritura di numerosi ranuncoli e tritoni che danno un senso ancestrale al paesaggio.
Continuando la marcia si giunge al Prato Mollo e Prato Grande, vaste superfici erbose, che in epoche remote ospitavano bacini lacustri, scomparsi per interramento e torbierizzazione. Si incontrano mandrie al pascolo, uccelli d'alta quota (falchi e poiane), zona ricca di funghi.
SENTIERO N.8312
TEMPO COMPLESSIVO: 1,15 circa
DISLIVELLO: mt. 600 circa
Tel IAT Grazzano Visconti: 0523-870997

SENTIERI DELL'ALTA VALNURE ALBERGO M.TE NERO - LAGO NERO

Ferriere
Selva di Ferriere
Descrizione

Dopo una breve salita iniziale il sentiero si sviluppa nel folto dei boschi. Prima di arrivare al Lago Nero si incontra una vasta torbiera, ricca di flora, dal sorbo al croco, al bucaneve, all'orchidea sambucina, alla genziana. Negli aquitrini si trovano rane rosse, tritoni e salamandre, mentre nel lago tinche, trote, carpe.
Il bacino è di origine glaciale e ne è testimonianza il famoso pino mugo, colonia superstite dei ghiacciai di dieci milioni di anni fa.
Si ammirano boschi di faggi e di abeti bianchi, ultimi esemplari dell' Emilia Romagna protetti da vincolo forestale, come tutta la flora della conca.
TEMPO COMPLESSIVO: 1 ora circa
DISLIVELLO: mt. 100 circa
Tel IAT Grazzano Visconti: 0523-870997

SALITA SULLA PIU' ALTA CASCATA DELL'APPENNINO OCCIDENTALE

Ferriere
Cassimoreno
Descrizione
Questo itinerario ha inizio nella zona di Ferriere.
Si parte dalla statale della Valnure e precisamente dalla Cantoniera. La direzione da seguire è quella del passo delle Pianazze per raggiungere il piccolo ed affascinante paese di Cassimoreno.
L'escursione, adatta a chiunque abbia un minimo di esperienza è facilitata da alcune funi di acciaio nei punti più impegnativi, consente anche di ammirare il lago Bino e la nota Rocca dell'Aquila, luogo celebre perché serbatoio dei pulcini rapaci che venivano regalati alla sovrana del Ducato, Maria Luigia d' Austria.
IL PERCORSO: Il sentiero inizia dalla chiesa di Cassimoreno (832 m). Si sale su acciottolato tra le vecchie case per sbucare sulla vecchia mulattiera, che salendo conduce all'abitato di Roffi (884 m).
Oltrepassato il borgo di case in pietra si prende a destra lo sterrato in mezzo agli ultimi campi per poi immettersi nel bosco di faggi.
Si sale quindi lungo la dorsale del torrente Lardana fino a raggiungere Rocca dell'Aquila e la cascata (1100 m).
Oltrepassato il torrente il sentiero si fa difficoltoso (vi sono dei corrimano in corda d'acciaio nei punti più esposti) fino a raggiungere le sommità che dominano il Lago Bino (1291 m).
Qui si innesta l'itinerario 021 (mt.1300circa): in prossimità di un evidente grosso masso, si devia verso destra ed in breve per facili pendii erbosi si giunge al caratteristico lago Moo dove, in primavera è possibile ammirare la fioritura della ninfea gialla.
DIFFICOLTA': Media
TEMPO COMPLESSIVO: Circa 3 ore
DISLIVELLO: 470 m.
Tel IAT Grazzano Visconti: 0523-870997

PERCORSI ECOLOGICI DI BARBERINO

Bobbio
Descrizione
Ubicati a pochi km dalla città d'arte di Bobbio, i percorsi, tutti estremamente limitati nello sviluppo, consentono di visitare la lente ofiolitica di monte Barberino, che con l'omonimo orrido caratterizza questa parte mediana della Val Trebbia. I locali percorsi ecologici, oltre ad offrire vedute sul fiume Trebbia e sulla finestra ecologica presente in sponda sinistra, consentono l'osservazione della flora rupestre protetta e non, l'incontro con monoliti rociosi degradanti in balze verso il rio Barberino. Dall'unione a piacere di vari sentieri nascono ottimi itinerari lungo i quali, grazie alla presenza di piccole radure boscate, sono posizionate le aule didattiche all'aperto.
PERCORSO DIDATTICO La parte più scenografica è p.so Barberino (427) a quota 340 a precipizio sull'orrido di Barberino; si cammina lungo la dorsale sommitale del monte omonimo tra sfasciumi, massi e balze, sempre in completa sicurezza, alternando il versante settentrionale boscato a quello meridionale spoglio ma panoramico sulla conca bobbiese. Uno degli itinerari, quello che presenta le maggiori difficoltà di percorrenza in quanto non ricalca nessun tracciato preesistente, ma è stato studiato ex-novo per offrire al visitatore l'emozione di una panoramica sull'orrido che si apre sempre più, man mano che si sale, è fruibile solo da un pubblico attento e più esperto.
8290 SS45 - quota 340 di m.te Barberino
8291 Camping Barberino - quota 300 di 8290
8292 quota 275 di 8290 - p.so Barberino
8293 quota 350 di 8292 - quota 340 di m.te Barberino
8294 quota 350 di 8291 - quota 375 di 8293
8295 Ponte Barberino - quota 340 di m.te Barberino
8296 Cantoniera di Barberino - Cima di S.Colombano

PERCORSI ECOLOGICI DELLA VAL CURIASCA

Coli
Descrizione
Il comprensorio interessato è costituito dal bacino idrografico del principale dei tre torrenti Curiasca: il Curiasca di S.Michele in cui confluisce il Curiasca di Coli. Le sorgenti, scaturenti dalle pendici del monte Aserej, danno vita al rio dei Frati che, sotto l'abitato di Fossoli, ricevendo le acque dei rii di Mezzo e del Ponticelli muta nome in Curiasca di S.Michele, denominazione che mantiene sino alla foce nel fiume Trebbia, nei pressi dell'abitato di S. Salvatore. Il terzo torrente detto Curiasca di Rosso rimane separato, più a sud-ovest, dalla dorsale di Costa Lunga - Costa Barche e si getta direttamente nel fiume Trebbia poco a valle di Marsaglia. Principale centro abitato dell'area è Coli, adagiato su una soleggiata balconata naturale dominata dalle possenti balze ignee dei monti Sant'Agostino e Tre Abati e dominante la profonda forra boscata del torrente Curiasca.
PERCORSO DIDATTICO I percorsi, scelti tra quella miriade di itinerari ivi esistenti, consentono una visita completa ed accurata di questa valle ricca di storia e leggenda: alcuni risultano intimamente legati alla vita di S.Colombano che aveva scelto per i suoi ritiri spirituali gli inaccessibili fianchi della valle coperti da una selva intricatissima con balze improvvise e scoscesi burroni, altri ofrono la possibilità di scoperta delle testimonianze storico-naturalistiche (il castello dei Magrini ed il Palzzo di Faraneto, i boschi secolari di castagno, il nucleo rurale di Telecchio, le componenti geo-morfologiche con rocce di natura vulcanica, sedimentaria e metamorfica).
8216 Vialonga 2 (Costa delle Barche - Coli) Km 6
8217 Curiasca di S.Michele (itinerario di torrentismo) Fossoli - S. Salvatore Km 6
8218 S. Salvatore - Telecchio VL2 Km 4
8219 Allacciamento 8216 (VL") - QTA 625 di 8218 Km 0,5
8220 Allacciamento 8217 (rio Albarei) - QTA 575 di 8218 Km 0,3
8221 Itinerario storico Grotta di S. Colombano Km 1
8223 Braschi - Palazzo di Faraneto Km 2

I DOLCI SENTIERI DI ZIANO

Ziano Piacentino
Giardino del Viale dei Mille, piazza di Vicobarone
Descrizione

Tre sentieri da percorrere a piedi o in mountain bike: "Giro del pozzo di Valle" e "Giro del monte Po" con partenza e arrivo a Ziano Piacentino, "Giro del Vecchio Serbatoio" con partenza a arrivo in localita Vicobarone.
Giro del Pozzo di Valle, fra i vigneti di fondo valle, lunghezza 2500 mt, pendenza media 7,3%, durata: 40 minuti camminando a 3.7 Km/h.
Partenza e arrivo dai Giardini di Viale dei Mille, Ziano Piacentino. Segnaletica rossa. Ristoro a Ziano P.no.

Giro di Monte Po, Ziano P.no, tra i vigneti di crinale. Lunghezza 4600 mt. Pendenza media 6,7%, durata: 1 ora e 20 minuti camminando a 3.5 Km/h.
Partenza e arrivo dai Giardini di Viale dei Mille a Ziano Piacentino. Segnaletica blu. Ristoro a Ziano P.no.

Giro del Vecchio Serbatoio, Vicobarone di Ziano P.no, tra i vigneti di Vicobarone. Lunghezza 4.400 mt. Pendenza media 7.3%.durata: 1 ora e 20 minuti camminando a 3.3 Km/h.
Partenza e arrivo dalla Piazza di Vicobarone, frazione di Ziano Piacentino. Segnaletica Gialla. Ristoro a Vicobarone e Badenigo.

Le informazioni sono state tratte dal libretto "Guida ai Servizi del Comune di Ziano Piacentino", pertanto la redazione declina ogni responsabilità per eventuali modifiche senza preavviso.

GIU' DAL MONTE MAGGIORASCA SCIVOLANDO IN UN IMBUTO

Ferriere
Selva di Ferriere
Descrizione
Percorso fattibile tutto l'anno, qui descritto nelle condizioni invernali.
IL PERCORSO: Per raggiungere il monte Maggiorasca (m. 1799) è consigliabile, tra le possibili alternative, lasciare l'auto all'Albergo Lago Nero, qualche chilometro dopo Selva, sulla statale per il Passo dello Zovallo. Da lì, a quota 1288 metri applicate le "pelli", si attacca il versante nord dell'anfiteatro montuoso che culmina nel Monte Bue, ampiamente visibile dalla sommità di monte Armano (m. 1440) che si tocca salendovi per il sentiero che parte immediatamente dietro l'Albergo, oppure per gli aperti pendii del Monte stesso.
Si entra nel bosco e, sempre procedendo in direzione sud, in una radura si incrocia il sentiero che arriva, sbucando da sinistra, dal Passo dello Zovallo. Lo si tiene fino a pervenire al prato a quota metri 1.500 e, quindi, al Lago Nero, che riposa in una conca posta a 1.540 metri di altitudine.
Senza tema, ghiacciato com'è e innevato da novembre a marzo, lo si attraversa con gli sci ai piedi. Dal suo angolo ovest-sud-est si rimonta la bastionata che lo chiude a sud. Alla sella che lascia la Costazza sulla sinistra ci si innalza, a destra, sulla vetta del Bue (m. 1.777) da dove si impone, ancora verso ovest-sud-ovest, la vista della cima del monte Maggiorasca, con il suo brutto corredo di antenne, ma anche con la silhouette della Madonna.
Se non si vogliono togliere le pelli per doverle rimettere subito dopo, un centinaio di metri sotto, non conviene, con neve non bella, farsi tentare dall'invitante, breve pendio di collegamento ma, mantenendo le pelli, ci si può lasciar scivolare fino al colletto, dove si prende a sinistra e, per ampio ed evidente sentiero, si è ai Piedi della Madonna e alla partenza, a destra, del nostro canale, che si presenta subito affascinante, obbligando a sporgersi in là per vederne la prosecuzione.
Una volta risaliti al Monte Bue, il ritorno in discesa avviene per il percorso di salita con qualche digressione, là dove è opportuno per rendere la sciata più remunerativa. Così, all'insenatura tra il Bue e la Costazza, conviene spostarsi ascendendo quanto basta, verso il monte Nero, ossia verso est, per trovare le aperture che permettono di destreggiarsi su terreno più ripido ma più agevole, tra i faggi i pini mugo e gli abeti che ostacolano la calata sul sottostante Lago Nero, per riattraversare il quale è bene prendere l'abbrevio per non dover racchettare.
Sotto al Lago, mantenersi sulla destra, allo scopo di approfittare, solo però se bene innevato, di una specie di corridoio che lascia intravedere il passaggio per il prato successivo. Si continua verso nord, per il sentiero dell'andata, fino a intraprendere la lieve risalita del monte Armano, di cui è opportuno riguadagnare la cima per poter godersi in tutto il suo sviluppo, purtroppo non eccessivo, della discesa lungo i suoi fianchi stupendi e depositarsi infine nei pressi dell'Albergo, sulla statale di Val Nure visibile in basso.
DISLIVELLO TOTALE: approssimato di salita: m 550 + m 300 (+ ancora 180 se discesi fino a Rocca d'Aveto)
TEMPO TOTALE DI SALITA: all'incirca 2 ore + 1 ora
DIFFICOLTA': nella discesa che inizia dal canale sotto il Maggiorasca (e in alcuni tratti sotto al M. Nero)
PERIODO: (in condizioni normali di innevamento) da dicembre a marzo.
Tel IAT Grazzano Visconti: 0523-870997

DA TRAVO AL MONTE PENICE

Travo
Descrizione

Un percorso per conoscere i crinali che dividono Valtrebbia e Valtidone. L'itinerario proposto permette di trascorrere un'intensa escursione con lo zaino in spalla ripercorrendo la mitica Travo-Penice e lo spettacolare "Sentiero di Annibale". Travo - Passo Penice (8-9 ore).
IL PERCORSO: Il percorso è tutto in salita; si passa dai 176 metri di Travo agli oltre 1.000 del Passo Penice. Nella prima parte il territorio è alquanto antropizzato, ma dal Passo Caldarola l'aspetto naturale assume un peso via via preponderante e diviene dominatore incontrastato dal passo Crocetta in poi. Da Travo si sale lungo lo spartiacque tra i torrenti Dorba di Travo e Guardabbia (affluenti di sinistra del Trebbia) toccando i cascinali di Tradoni, Casa Perdoni, Case Bulla, Costa Grillo, Case Rotte, Cassero, e San Giorgio. Con il guadagnare della quota il paesaggio s'apre sempre più visibile la Padania con Piacenza e Castel San Giovanni. Arrivati al Passo Caldarola si interseca la rotabile provinciale per Mezzano Scotti - Agazzano - Pianello Val Tidone. Siamo sulla testata di valle dei torrenti Luretta di Monteventano di San Gabriele. Vicina spicca dal pacato profilo dei colli l'insolita mole della Pietra Parcellara ( 836 m). Per raggiungere la Pietra Parcellara, il più settentrionale degli affioramenti ofiolitici europei, si segue il sentiero da Passo Caldarola; lo stesso sentiero scende successivamente a Perino. Come prima accennato, dal Passo Caldarola i boschi assumono il dominio del territorio. Superato il Monte Lazzaro (987 m), si sfiorano Case Longarini, ed attraverso Costa Pianazza e Costa Rasa eccoci al Monte Mosso (1.008 m ore 2) che viene aggirato lungo le pendici est e sud in discesa. Un bianco tempietto accoglie il camminatore al Passo della Crocetta (873 m) dove si trova la Provinciale Pecorara - Vaccarezza. Entriamo nella parte più interessante, dal punto di vista naturalistico della tappa. Tutta la zona è un mare verde da cui emergono, come isole, le cime montuose del Pan Perduto (1.065 m), del Groppo (1000 m), dei Sassi Neri (1.034 m), di Pietra Corva (1.078 m) e di tanti altri massi innominati. In 15 minuti è possibile raggiungere i Giardino Alpino di Pietra Corva piegando su un sentiero a destra che interseca il percorso. Dai Sassi Neri al Passo Penice ci si impiegano 2 ore e 30'; quindi attraverso un boschetto, si raggiunge e s'attraversa la rotabile per Casa Matti e Romagnese, si sfiora la S.S. 461 Bobbio - Varzi e con l'ultima salita, si perviene al termine di tappa.
A passo Penice (1.149 m) è possibile pernottare nelle strutture destinate al turismo invernale.
Telefono IAT Bobbio: 0523-962815

Cerignale
Descrizione
Questo itinerario è fattibile da tutti e consente di conoscere la caratteristica zona dell'Ottonese i cui crinali dividono Valdaveto e Valtrebbia. L'area attraversata si segnala per numerosi motivi di interesse storico, geologico, floristico e faunistico.
IL PERCORSO: Il percorso si snoda inizialmente lungo una strada sterrata. Oltrepassata una cancellata si procede in continua salita diretti verso le propaggini settentrionali di Monte delle Tane. Arrivati nei pressi di una scarpata rocciosa occorre attraversare un avvallamento in contro pendenza e poi un ulteriore strappo in salita su ampio pascolo. Proseguendo per il sentiero si perviene ad un umido pianoro cespugliato dove è necessario abbandonare lo stradello, deviare a sinistra ed intraprendere un sentiero che costeggia la radura. Si giunge così ad un boschetto umido e fangoso ove esistono alcuni faggi di buone dimensioni. Si prosegue per la traccia del sentiero, ora divenuta più labile, in direzione sud-ovest, raggiungendo un altro piccolo impluvio che si attraversa, arrivando al margine di un piccolo versante. Da qui, mantenendoci sulla sinistra, si arriva ad una piccola area recintata che va mantenuta alla propria sinistra. Più avanti giungiamo ad una recinzione per il bestiame (da non oltrepassare); la manteniamo sulla nostra destra risalendo il versante, fino ad incrociare un altro sentiero, ben marcato, che corre su un crinale rimboscato con conifere e che imbocchiamo mantenendo la sinistra in direzione sud/sud-est. Arrivati all'incrocio con il sentiero CAI-133, che da Ottone risale l'intero versante destro della Valtrebbia, lo imbocchiamo scendendo verso Cariseto; raggiungiamo la strada asfaltata in corrispondenza di una vecchia fonte e ci dirigiamo in paese. Le case si trovano alla base di uno sperone roccioso sulla cui cima si notano le rovine dell'antichissimo castello, di cui si ha notizia a partire dall'XI secolo. In paese si può trovare ristoro alla fontana. Dopodichè si ritorna sui propri passi per circa 100 m per imboccare uno stradello che scende in direzione nord, lasciando alla propria destra il piccolo borgo. Si cammina di fianco a muretti a secco. Attraversato l'impluvio del Canale dei Ghiacci, che poco sotto scende rettilineo il ripido versante originando cascate di grande pregio naturalistico, si raggiunge un settore alquanto dissestato, come risulta evidente dal ribaltamento delle piante che ci sbarrano il cammino e dal crollo di massi sciolti sparsi sul versante. In questo tratto dell'itinerario, il sentiero attraversa un ampio impianto di conifere. In corrispondenza di una scarpata rocciosa attraversata dalla strada carrabile, alla cui base si tende la relativa falda di detrito, si seguono poi i segnavia CAI lungo un sentiero che si stacca sulla destra proseguendo in discesa lungo il versante. Quest'ultimo diventa sempre più ripido e saltuariamente si possono ammirare splendidi scorci sul fondovalle, 500 m più in basso, dove il torrente disegna una serie di stretti meandri. L'ultimo tratto di sentiero attraversa un castagneto; si supera così un impluvio dove affiorano arenarie stratificate, quindi la mulattiera si allarga e compie una lunga serie di curve, aggirando impluvi e displuvi in rapida successione. Poco prima di Casale si attraversa fosso Rivolta, a discreta portata, quindi si raggiunge il paese appollaiato su di una limitata rottura di pendenza nel versante. Si prosegue abbandonando il sentiero CAI per la strada asfaltata che, dopo un centinaio di metri, prima dell'impluvio, a sua volta si lascia. Si risale a fatica la scarpata di monte, raggiungendo la traccia di un sentiero che, grazie ad una serie di continui tornanti, supera i quasi 300 metri di dislivello che separano dal punto di partenza.
Telefono IAT Bobbio: 0523-962815

ALLA SCOPERTA DELLA VALLE DEL RESTANO: DA BRAMAIANO A COSTA DI GROPPO DUCALE

Bettola
loc. Bramaiano
Descrizione

L'itinerario permette di scoprire la valle del torrente Restano, affluente del Nure in destra idrografica, serrato tra ripidi versanti.
IL PERCORSO: Bramaiano( mt. 440) - Torrente Nure - Restano - Rigolo - Costa di Groppo Ducale (mt.900).
Gli affioramenti rocciosi stratificati del flysch calcareo di Farini incombono sull'itinerario in corrispondenza della Rocca del Lupo, praticamente nel letto poco prima della confluenza con il torrente Restano.
Alcuni paesi visitati dall'itinerario (Restano, Rigolo) conservano ancora l'originale architettura rurale. Fra Rigolo e Costa di Groppo Ducale l'escursionista viene accolto all'ombra di superbi castagneti, oggi parzialmente in stato di incuria.
Questo itinerario è stato originariamente individuato e segnato dall'OTP GEA ed è percorribile durante tutto l'anno.

DISTANZA: 9,5 Km. TEMPO DI PERCORENZA: 3 ore e 15 minuti. DISLIVELLO: 460 mt.
Telefono IAT Val Nure: 0523-870997

La Strada dei Mulini - Val Tidone

L’itinerario si snoda lungo il corso del fiume nella media ed alta Val Tidone, e consente di entrare in contatto con la quotidianità della vita intorno ai mulini, così come era vissuta a partire da 600 anni fa e oltre.
La maggior parte delle strutture, infatti, risale al XV secolo, ma qualcuna fu costruita addirittura intorno all’anno 1000.

Alcuni dei proprietari di questi antichi mulini hanno fondato l’associazione “La Strada dei Mulini”, recuperando un prezioso patrimonio storico e ripristinando - anche solo a scopo didattico - la loro funzionalità; qualche edificio è stato adattato alla ricettività.
L’associazione riunisce anche produttori della zona, per il recupero dei processi produttivi delle farine biologiche alla maniera antica.

Suggerimenti per un tour dei mulini:

Si parte dai pressi di Fabbiano: in località Vai c’è il Mulino Vai e il Cittadino.
Proseguendo lungo la statale in direzione Pianello, sulla sinistra si trova il Mulino Santa Margherita, quindi si incontrano i Mulini Spada, Piano e Rosso; si raggiunge Trevozzo e si ammirano i Mulini Botteghe, Franzini, Labò e Fornace, quindi Mulino Noce del Gallo e poi Mulino Ferro.
A Nibbiano si può proseguire verso Caminata, dove si visitano il Molino dei Fondi, il Mulinino e il Guasto.
Una passeggiata a piedi da Pianello, attraversando Nibbiano e raggiungendo Pecorara, consente di guardare con calma i Mulini Nuovo, Rizzo, Ceppetto, Gobbo, Lentino, Molinazzo, Baldante, Reguzzi, Tombino, Albertini, Fracassi e Molinello.

Centro di Accoglienza dell’Associazione "La Strada dei Mulini" e Museo della Civiltà Molitoria:
Mulino del Lentino, località Lentino (Nibbiano)
Tel. 338-6486585 - 0523-883080
E-mail: fausto.borghi@tin.it
La cartografia della Strada dei Mulini è disponibile presso il Centro.
Meglio prenotare se si desidera fare una visita guidata a mulini ed aziende agricole.

 

La Via degli Oratori di Vernasca

Questo percorso lega come un filo gli antichi oratori campestri del Comune di Vernasca ed offre la possibilità di cogliere gli aspetti paesaggistici e le testimonianze storiche del luogo.

Imboccando la strada provinciale che da Lugagnano conduce a Morfasso e superato il cementificio si giunge nei pressi della diga di Mignano, che dà origine all’omonimo lago artificiale. A questo punto si compie una breve deviazione verso l’abitato di Mignano, situato nella sponda opposta del torrente. Qui troviamo un piccolo oratorio che conserva un’abside semicircolare dell’età romanica (secolo XII) decorato con un pregevole affresco raffigurante S. Giacomo. La fondazione di questa struttura dedicata a San Geminiano è strettamente connessa con il periodo dei pellegrinaggi lungo la Via Francigena.
Ritornati sulla provinciale si prosegue sempre in direzione Morfasso costeggiando il lago.
Poco dopo sulla sinistra si incontra il bivio per Vezzolacca e Castelletto: imboccata questa strada si sale e, dopo aver attraversato l’abitato di Castelletto, si sbuca sulla strada provinciale di Bardi nei pressi della località di Luneto. Si svolta a sinistra e si percorre la provinciale in direzione Vernasca. Dopo un paio di chilometri sul percorso si incontra l’ottocentesco oratorio campestre della Madonna di Pione, nei pressi del quale si trova anche un’area attrezzata di sosta all’aperto.
Lasciato l’oratorio si prosegue per circa tre chilometri finché una breve deviazione sulla sinistra non ci conduce all’abitato di Vitalta. In questa località nacque nel 1175 S. Franca, figlia del conte e della contessa Vitalta, in seguito Badessa del monastero cistercense di Monte Lana presso Morfasso. La santa nacque in un castello, del quale successivamente si sono perse le tracce, ed appartenne inizialmente alla congregazione benedettina, quindi a quella cistercense. Morì nel convento di Vallera, presso Piacenza, nel 1218. Attualmente a Vitalta esiste un oratorio dedicato a S. Franca costruito nel 1932, frutto della devozione popolare per questa figura.
Si ritorna sulla strada precedentemente abbandonata e, prima di giungere a Vernasca, s’imbocca la strada di Val Borla in direzione Trinità. Superato l’abitato di Trinità la strada prosegue costeggiando il torrente Stirone ed attraversando il territorio del Parco Fluviale Regionale dello Stirone; l’intero percorso risulta molto interessante da un punto di vista ambientale nell’alternanza armoniosa di paesaggi naturali e di "costruiti" paesaggi agrari. Seguendo le indicazioni per Salsomaggiore Terme si giunge quindi ad un ponte sul torrente Stirone. Appena prima di questo ponte si compie una deviazione a sinistra in direzione dell’abitato di Trabucchi e si giunge alla località di S. Genesio, dove troviamo l’isolata Pieve della Madonna della Mercede (secolo XIII): dell’originario tempio romanico rimane intatto il portale in pietra sporgente rispetto alla facciata. All’interno è visibile un affresco tardo gotico risalente al secolo XV.
Da S. Genesio si torna indietro fino ad incontrare le indicazioni per la strada che conduce al magnifico borgo di Vigoleno, dove si visita l’oratorio rinascimentale della Madonna delle Grazie, detto della "Madonna del Latte" poiché conserva un affresco raffigurante la Madonna che allatta. L’oratorio prospetta sulla piazzetta principale del borgo ed affianca l’edificio dell’antico "hospitale". Sempre nel borgo fortificato, c’è la Pieve di San Giorgio (secolo XII): si tratta di uno degli esempi di architettura romanica più importanti del piacentino, con impianto a tre navate e torre campanaria quadrangolare.
Oltrepassato Vigoleno si scende verso valle e si giunge sulla strada che collega Vernasca con Alseno, proprio di fronte ai calanchi di Monte La Ciocca; svoltando a sinistra ci si dirige verso il capoluogo. Prima di giungere a Vernasca si attraversa l’abitato di Terenza. Qui è possibile vedere l’oratorio di S. Lucia, edificato nel 1710 ed ancora apprezzabilmente integro nelle sue forme originarie.
A Vernasca si ammirano campanile ed abside della romanica Pieve di San Colombano (secolo XII), affacciata sulla piazza-giardino della parte alta del paese. Le parti superstiti della Pieve, originariamente edificata su di un impianto basilicale a tre navate, sono affiancate dall’antica canonica, sede del Centro Visita Provinciale della Via Francigena.
Si tratta di uno spazio museale e didattico che espone gli affreschi distaccati dalle pareti absidali dell’antica Pieve - tra cui la "Madonna Incoronata" -, risalenti al 1474.

Info: Centro Culturale di Vernasca
Tel. 0523-891991

LE VIE DEL SALE PER LA VAL TREBBIA E LA VAL NURE

L’itinerario permette di camminare sulle antiche Vie del Sale, lungo le quali in passato transitavano le carovaniere che trasportavano grano a Genova e facevano poi ritorno nella Pianura Padana cariche di olio, sale e spezie.

PRIMA TAPPA: Selva - Rifugio "Stoto" (4-5 ore).
In questa tappa si tocca il punto più meridionale dell’itinerario. Sulle pendici del Monte Bue, in prossimità del Monte Maggiorasca (1.789 m). Risaliti lungo la strada asfaltata che porta allo Zovallo fino all’albergo "Lago Nero", che si trova sulla carrozzabile fra il Passo Zovallo e Selva, a 3,5 chilometri da tale paese, si incomincia a salire sulle pendici del Monte Armano (1.400 m) e presto si superano la "Moglia Rossa" e le "Buche".
A circa quindici minuti di cammino dopo il Monte Armano il nostro trek abbandona il sentiero fin qui seguito per prendere verso destra un nuovo sentiero. Si sale ancora per giungere al Lago Nero, sovrastato dalla dorsale del Monte Nero (1.700 m).
Dopo il lago Nero il sentiero sale ancora, fino a quota 1.700 per aggirare la cima del Monte Bue (1.777 m). Si discende poi su piste da sci abbandonate fino al Prato Cipolla, conca ricca di acque. Da Prato Cipolla ci si infila in fitti boschi di faggio e di raggiunge il Passo Roncala, da dove il sentiero scende a stretti tornanti ghiaiosi nel bosco di Sergamada e dopo aver aggirato il bastione roccioso della Ciappa Liscia e della Rocca Marsia, riguadagna quota per raggiungere Passo Crociglia.
Al Passo Crociglia si prende a destra la carrozzabile in terra battuta verso Selva e si giunge, dopo breve tratto, al rifugio Stoto, che è il terminale di questa tappa.

SECONDA TAPPA: Rifugio "Stoto" - Ciregna (ore 5-6).
Dal rifugio Stoto il percorso inizia con una mulattiera nel bosco, in salita dal rifugio Gaep alle pendici del Monte Crociglia (1.400 m), poi, attraverso pascoli sul crinale, raggiunge il Passo Cantone e si inoltra in un bosco per salire al Monte Carevolo (1.558 m).
Dal prato sottostante alla vetta è possibile compiere una digressione ed in mezz’ora scendere a Gambaro di Ferriere per ammirare il locale castello. Ritornati al prato sotto al monte Carevolo e saliti in prossimità della vetta, una ripida discesa nel bosco ed una serie di dolci saliscendi conducono alla cima Pietra Marcia (1.178 m). Superata una pineta si arriva al Passo Mercatello, attraversato dalla strada che collega Castelcanafurone con Ferriere. Dal Passo Mercatello il sentiero sale sul crinale, fra boschi e pascoli, fino alle pendici dei Groppi di Lavazzera, discende ancora in mezzo a pascoli e si inoltra in una carrareccia che giunge ad una località denominata "Il Corso". Una strada bianca, fra terreni coltivati, posta al termina nel di tappa, Ciregna.

TERZA TAPPA: Ciregna - Coli (6-7 ore).
Da questa tappa, lasciate alle spalle le alte cime della Valnure, inizia una lenta discesa al fondovalle del fiume Trebbia. Si inizia seguendo a ritroso il percorso del giorno prima, fino alla località "Il Corso" (poco oltre il cimitero e la linea elettrica), da dove si prende sulla destra il sentiero che sale dapprima in una pineta mista di abeti e pini, poi percorre la cresta principale del Monte Aserei (1.432 m) da sud verso nord, prima fra le pinete poi sui pascoli, con ampie vedute su paesi, valli, cime montuose.
Lasciata la cima del Monte Aserei, si continua a percorrere la cresta fino alla pista lastricata costruita, come tutte le altre nei dintorni, dal Genio militare negli anni Cinquanta: verso destra essa conduce alla strada bianca per Mareto e il Passo Cappelletta, mentre a sinistra si immette, dopo poche curve, sulla pista che sale da Peli. Il nostro itinerario segue quest’ultima direzione ed in breve ci porta, con andamento pianeggiane, al Passo di Santa Barbara, inconfondibile anche da lontano per l’enorme statua bianca posta all’incrocio di tre vie: la nostra, che sale da Peli, la pista che proviene da Coli e quella che arriva da Pradovera. Siamo alle soglie di una delle più belle zone appenniniche della provincia di Piacenza. La carrareccia, ora larga ora stretta, fra prati e boschi, porta fino alla Fontana dell’Uccellino. E’ questo il punto ove occorre lasciare il sentiero, che segue la recinzione, per immettersi, superato lo sbarramento, su un altro sentiero che sale. In breve quest’ultimo porta alla selvaggia cima del Monte Sant’Agostino (1256 m), un’affilata lama di roccia. Dopo il Monte Sant’Agostino il sentiero punta in direzione di una seconda montagna dal nome "ecclesiastico": il Monte Tre Abati (1072 m). Ormai di questa tappa non restano che pochi chilometri, che, dopo la discesa sul sentiero in pineta, si svolgono su strade interpoderali a fondo naturale e infine asfaltate: si attraversano gli abitati di Maiarda e di Fontana e da qui, si prende a sinistra la carrozzabile a fondo naturale e si giunge, dopo circa due chilometri e mezzo privi di segnaletica a Coli.
Info: IAT Grazzano Visconti Tel 0523.870997
Organizzazione: Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico