museo archeologico di pianello

 

Pianello, col termine Pianellae, Planellis o Planitas è citata in atti del Monastero di San Colombano di Bobbio ed in altri ancora risalenti al IX e XI secolo. Nel 1164 il castello che vi sorgeva fu distrutto dalle armate di Federico Barbarossa.

Prima sotto la signoria degli Arcelli, dal tardo trecento Galeazzo Visconti ne infeudò i Dal Verme che, già possessori della forte Rocca d’Olgisio e di Bobbio, diventarono sempre più potenti alleati del duca di Milano. La costruzione dell’odierno fortilizio, che sorge al centro del paese, è attribuita al conte Jacopo Dal Verme.

I feudi passarono poi a Pietro, nipote di Ludovico Sforza detto "Il Moro", di cui non condivideva i metodi di potere. Pare infatti che Ludovico, per disfarsi del suo oppositore, lo facesse avvelenare, concedendo Pianello e altre terre della Val Tidone a Galeazzo Sanseverino, uno dei suoi più abili capitani.

I Dal Verme in seguito ripresero possesso del loro feudo, finché il re di Francia Francesco I, che nel 1516 aveva sottratto Piacenza al dominio pontificio, non restituì Pianello ai Sanseverino, che ne restarono signori fino al 1521. Nello stesso anno i Francesi furono respinti dalle truppe pontificie, che reinsediarono i Dal Verme finchè, nel 1646, alla morte di Federico, l’ultimo di quella famiglia, Pianello ed il suo territorio divennero possesso della Camera Ducale.

La Rocca di Pianello ha pianta irregolare ed il complesso si presenta quindi assai mosso per i corpi di fabbrica che lo compongono. Le sue solide mura, costruite con ciottoli di torrente e sasso, mostrano un notevole sviluppo verticale, mentre presentano una struttura a scarpa sotto l’alta linea di cordonatura.

Appunto nella Rocca Dal Verme, sede del Municipio di Pianello Val Tidone, ha ora la sua sede il Museo Archeologico della Val Tidone, nato grazie alla collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna ed i volontari dell’Associazione Archeologica Pandora, costituita nel 1990, alla cui attività di appassionata e competente ricerca si deve l’identificazione di numerosi siti di interesse archeologico.

La Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna ha promosso varie campagne di scavo di un abitato romano, inquadrabile cronologicamente tra il I secolo a.C. ed il I secolo d.C., tornato alla luce nel corso dei lavori di costruzione del nuovo cimitero di Pianello. Ad esso si sovrappose una necropoli della quale, al momento, sono state individuate una quarantina di sepolture ad inumazione riconducibili ad epoca tardoantica-altomedievale.

Attualmente l’Associazione Archeologica Pandora collabora con la Soprintendenza alla realizzazione degli scavi che si svolgono ogni estate in località Piana di San Martino, dove si sta portando alla luce una realtà archeologica complessa e di grande interesse. Se le più antiche tracce di frequentazione sono infatti da riferirsi ad epoca protostorica (età del bronzo finale e del ferro), l’occupazione dell’altura riprese in epoca tardoantica per poi vedere, nel Medioevo, il sorgere di un edificio religioso adiacente al quale è stata individuata una necropoli. I resti di una probabile torre di guardia completano il quadro delle strutture murarie al momento identificate.

Altri sopralluoghi sono stati effettuati nelle aree dove sono stati accertati affioramenti di reperti, ad esempio a Chiaroni, Arcello, Case Rebuffi, Trevozzo, Castelnovo, Vicomarino, Montecucco, Ganaghello. I materiali rinvenuti sono ospitati presso il Museo Archeologico della Val Tidone.

Attualmente il Museo è costituito da tre sale: nella prima sono conservati fossili che illustrano le fasi di formazione della pianura padana, nella seconda invece sono esposti reperti che documentano la presenza umana in Val Tidone in epoca preistorica e protostorica (dal V millennio a.C. alle soglie della romanizzazione – II/I secolo a.C.). Uno spazio notevole è dedicato ai reperti della Piana di San Martino, in prevalenza manufatti ceramici che testimoniano la vita di un insediamento sviluppatosi in particolare nel corso del I millennio a.C.

La terza sala del Museo, la più ampia, contiene materiali di epoca prevalentemente romana, oltre a qualche reperto altomedievale. Vi è esposta una campionatura degli oggetti, ritrovati nell’abitato romano di Pianello, interessanti in quanto consentono di ricostruire non solo attività produttive di livello locale, ma anche itinerari commerciali di più ampio respiro, a seguito dei quali giunsero in Val Tidone prodotti realizzati nelle diverse regioni della penisola italica ed anche nei territori transalpini (ad esempio frammenti di terra sigillata sudgallica e di anfore spagnole).

Di recentissima acquisizione è una stele funeraria altoimperiale, rinvenuta in una zona nella quale era già stato recuperato un capitello graffito e decorato da volute, ovoli e palmette forse pertinente ad un'edicola funeraria. L'esposizione prosegue con i materiali romani provenienti dai vari siti della valle, in particolare con il sarcofago da Vicomarino e con i reperti della sepoltura di Ganaghello, della villa di Arcello, dell'insediamento di Trevozzo.