musei civici di palazzo farnese
Il Palazzo Farnese di  Piacenza sorge con la sua cospicua mole ai   margini della città verso nord, nettamente separato del resto   dell’abitato antico e comunica immediatamente un senso di severa   maestosità a chi arrivi a Piacenza dalla Lombardia o dal Po.
                        La   costruzione del palazzo farnesiano, nell’area dove in precedenza sorgeva   un fortilizio fatto costruire da Galeazzo II Visconti  si deve alla   volontà di Margherita d’Austria – Figlia di Carlo V e moglie di Ottavio   Farnese, secondo duca di Parma  e Piacenza – di dotare Piacenza di una   residenza che esprimesse il dominio ducale sulla città. Margherita   inoltre manifestò più volte un particolare attaccamento verso la città   emiliana, tanto da chiedere  espressamente di essere sepolta nella   chiesa di S. Sisto, non lontana dal palazzo da lei voluto, dove era   conservata la Madonna Sistina di Raffaello.
                        
                        I lavori di   edificazione del Palazzo iniziarono nel 1558, su progetto inizialmente    redatto da Francesco Paciotto da Urbino e in seguito affidato a Jacopo   Barozzi, detto il Vignola, Caprarola in quegli anni al seguito del   cardinale Alessandro Farnese. Il Vignola, infatti, intervenuto forse già   nel 1558 con modifiche da apportare ai disegni del Paciotto, nel 1561   sottopose al duca e alla duchessa un nuovo progetto, ottenendo la loro   approvazione.
                        
                        L’impresa, finanziata dalla Municipalità piacentina,   procedette alternando periodi di intenso lavoro a ripetute sospensioni   l’ultima delle quali nel 1602.
                        
                        Si realizzava così poco meno della   metà dell’intero complesso che, se completato, avrebbe costituito in   Italia l’unico esemplare di reggia confrontabile, per dimensioni, con i   modelli  contemporanei francesi e spagnoli. Nel gigantismo di Palazzo   Farnese di  Piacenza risiede, dunque, un segno notevole della modernità   del progetto architettonico vignolesco. Allo stesso tempo la suggestiva   incompiutezza costituisce un’evidente testimonianza del progressivo   isolamento dei Farnese nel quadro della politica internazionale durante   il Seicento, a fronte dei sogni di grandezza del secolo precedente.
                        
                        Il   Palazzo fu per tutto il ‘600 simbolo del potere Farnesiano, in quanto   residenza del duca e luogo dove la corte si riuniva intorno al sovrano   nelle occasioni ufficiali, o per le grandi feste.
                        
                        Perciò sia gli   spazi più privati sia gli ampi saloni del palazzo furono riccamente   decorati. A tale scopo, i  Farnese pensarono anche a un ciclo  unitario   di tele, inserite in cornici a stucco, che svolgesse il racconto della   vita dei due più illustri rappresentati del casato, Papa Paolo III e il   duca Alessandro.
                        
                        Nel  ‘700 con l’estinzione dei Farnese (1731) i loro   beni passarono ai Borbone. Fu questo l’inizio di una lunga decadenza   per il palazzo piacentino che dovette subire la spoliazione dei quadri e   degli arredi da parte di Carlo di Borbone (1734-36), nel frattempo   divenuto re di Napoli; nel 1803 fu vittima, poi, del saccheggio delle   truppe napoleoniche; dal 1822, sotto il governo austriaco, divenne   caserma e, infine nel 1945 fu occupato dai  senza tetto.
                        
                        L’opera di   restauro dell’edificio è, quindi, stata impresa ardua e onerosa che ha   tuttavia ricevuto un forte impulso dalla costituzione nel 1965 dell’   “Ente per il Restauro di Palazzo Farnese”. A tale opera, ormai giunta ad   un avanzato stato di completamento, hanno contribuito il Ministero per i   Beni Culturali, L’Amministrazione Provinciale e Regionale e    soprattutto il Comune di Piacenza.
                        
                        Al Palazzo e alla sua storia è   dedicata una  sala, la prima del percorso, nella quale campeggia il   grande modello ligneo, realizzato dall’architetto piacentino Enrico   Bergonzoni,  che mostra l’articolazione originaria dell’edificio secondo   il progetto del Vignola. Pannelli, corredati da una rara iconografia,   raccontano al storia della famiglia Farnese e del Palazzo e mostrano i   progetti del Vignola.
                      

