comune di ferriere


La Storia

Il toponimo del Comune è ovviamente connesso ad un passato millenario di attività estrattiva: i giacimenti delle sue miniere di ferro e di rame erano già sfruttati dai Romani nel II secolo a.C., e, probabilmente, anche dai Liguri in epoca precedente.
Reperti archeologici d’epoca romana sono stati scoperti a Caserarso di Casaldonato.
Una pergamena del 747 del re longobardo Rachis – il successore di Liutprando che rinunciò a lottare contro il papa e si ritirò in convento – ci dà qualche informazione sul territorio nell’Alto Medioevo: il documento menziona Gambaro riferendosi al villaggio come ad una comunità di uomini liberi, e cita anche Torrio, confermandone il possesso al Monastero di Bobbio.
Nell’833-835 l’Abate Waala (cugino di Carlo Magno) cita ancora Torrio nella sua Adbreviatio, descrivendo il villaggio agricolo come cella monastica dipendente dal Monastero di San Colombano: nel Trecento vi si documentò anche la presenza di un ricovero per i pellegrini. Dopo il 1014, quando a Bobbio le cariche di vescovo e abate furono separate, Torrio divenne uno dei territori destinati alla mensa episcopale.
La Via del Sale passava anche nel comprensorio di Ferriere: dal Passo dello Zovallo i mercanti andavano verso il Passo Crociglia, quindi al Monte Carevolo e al Passo Mercatello per risalire poi la Val Trebbia.
Intorno al Mille i Nicelli (delle cui origini si è già parlato in relazione a Bettola e a Farini), riattivarono le miniere di ferro e rame, essendo signori di molte terre nel distretto.
Nel XII secolo i Malaspina, signori della Lunigiana investiti dei loro poteri direttamente da Federico Barbarossa, erano arrivati quasi in pianura attraverso l’alta Val Trebbia.
Ma i celebri marchesi si spinsero anche in Val Nure erigendo un castello a Gambaro, che divenne così marchesato fino a che non fece parte del Ducato Farnesiano.
La storia di questa parte di Appennino riprese vigore nella seconda metà del XV secolo, quando il duca Francesco Sforza inviò in alta Val Nure il suo consigliere Tomaso Moroni da Rieti per incrementare l’attività estrattiva: Casaldonato, Centenaro e Cerreto in questo periodo si popolarono di minatori, mentre Ferriere si chiamò per un certo periodo “Ariate”, in onore del suo nuovo signore.
Dopo pochi anni, nel 1471, le ferriere furono acquistate da Alessandro Visconti Aicardi, seguito nel 1483 da Manfredo Landi, conte di Compiano.
Nel 1509, in seguito alle rivolte dei Nicelli, le miniere passarono a Bertolino Nicelli, finché furono acquistate dal duca Ottavio Farnese nel 1574: a Ferriere sorsero magli, un forno e fucine.
Nel 1721, ben quattrocento operai lavoravano nelle miniere del Ducato, ma si ebbe un ulteriore sviluppo dal 1765, quando il ministro Du Tillot reggeva lo Stato per il quattordicenne Don Ferdinando di Borbone.
Anche Maria Luigia d’Austria volle che le strutture per l’estrazione e la lavorazione dei metalli fossero potenziate.
Nella seconda metà dell’Ottocento le miniere appartennero agli Anguissola e, quindi, ai Visconti di Modrone; il metallo era lavorato ai magli idraulici di Carmiano ed Albarola.
L’attività estrattiva proseguì fino alla Prima Guerra Mondiale.
L’amministrazione napoleonica scelse Gambaro come sede comunale, il che scatenò la ribellione dei ferrieresi, che, evidentemente, alla fine ebbero la meglio.

Da vedere

Il territorio comunale è ricchissimo di luoghi di grande interesse naturalistico ed escursionistico: queste montagne offrono molti percorsi per i trekker, ma anche per gli amanti della MTB e dello sci.
Ricordiamo che l’Appennino qui ha origini davvero lontane nel tempo: il Monte Nero (1.752 m) è formato da rocce ofiolitiche originate nel periodo Giurassico da eruzioni vulcaniche sotto gli oceani (150 milioni di anni fa). Anche la vegetazione del monte ci parla di tempi remoti, con specie vegetali del periodo post-glaciale e piante igrofile presso i laghetti glaciali Moo (1.117 m), Bino (1.298 m) e Nero (1.540 m), formatisi nella quarta fase glaciale dell’era quaternaria. Il pino mugo e l’abete bianco sono uno spettacolo decisamente raro, ma potrete assistervi al Monte Nero.
Qui di seguito verrà data qualche indicazione su cosa non perdere, senza, ovviamente, volersi sostituire alle carte dei sentieri, facilmente reperibili sul posto e in tutte le edicole e librerie di Piacenza.
Per semplificare la descrizione del comprensorio comunale, lo dividiamo in tre parti: l’area a destra del torrente Nure, le frazioni che si trovano lungo la statale 654, e l’area a sinistra del Nure.
A metà strada tra Farini e Ferriere, si svolta a sinistra verso Le Moline e poi a destra per Chiappeto (722 m), con la seicentesca chiesa in sasso dedicata a San Gregorio Magno. Poco dopo si arriva a Cassimoreno (832 m), un paese circondato da castagni secolari e conifere, da dove, dopo una visita alla chiesa di San Bernardo abate, si può partire per un’interessante escursione: si passa per I Roffi (884 m) e quindi si risale il corso del torrente Lardana fino ad arrivare alla Rocca dell’Aquila, nota perché i pulcini del rapace che qui nascevano, venivano donati a Maria Luigia d’Austria. Si prosegue poi per vedere le cascate del Lardana (1.100 m), con una serie di salti che raggiungono un’altezza complessiva di 50 metri; quindi si procede per il lago Bino, il più piccolo dei tre, ma anche il più profondo (3 m).
Riprendiamo il percorso dalla statale 654, attraversiamo Perotti, e raggiungiamo Ferriere (626 m): qui si visita la chiesa di San Giovanni Battista (anni ’20 del XX secolo), decorata da opere di Luciano Ricchetti e Paolo Perotti e da una seicentesca tela che raffigura la Natività di San Giovanni Battista.
Dal paese un’altra strada a sinistra della statale porta a Canadello, dove si lascia la macchina per fare un’escursione al lago Moo. Il laghetto è circondato da una grande depressione ellittica coronata dai monti Megna, San Martino e Roccone; la quantità d’acqua, specialmente col solleone, può ridursi in modo sensibile.
Il sentiero inizia alla sbarra che nega l’accesso alle auto e aggira il versante est del Monte Megna (1.380 m), fino ad arrivare alla riconoscibile conca del lago Moo, dove, in estate, si assiste allo spettacolo della fioritura della ninfea gialla. Da qui si può proseguire per il lago Bino e, quindi, per il Prato Grande (1.440 m), un esteso pascolo ai piedi del Monte Camulara, in fondo al quale si erge l’imponente sagoma del Monte Ragola (1.710 m).
Il Ragola è uno dei più grandi massicci ofiolitici d’Italia, la cui cima, raggiungibile solo se disposti a faticare un po’, è caratterizzata da una cresta di rocce: sulla vetta, nel 2004, è stata posta una grande croce di ferro.
Proseguendo lungo la strada di Canadello, si raggiungono Rompeggio (816 m) e Pertuso (1.022 m), entrambi sulla riva destra del Nure.
Questi paesi sono coinvolti in due percorsi ad anello alla portata di tutti e ben segnalati.
Il primo, più a nord, unisce Pertuso a Rompeggio, passa per Volpi, Rocconi e Canadello, si snoda lungo le pendici del Megna, piega a sud per la visita ai laghi Moo e Bino, percorre Prato Grande - sempre in direzione dello Zovallo -, lascia sulla destra il blocco di roccia del Groppo Pertuso e fa ritorno al sottostante, omonimo villaggio.
Il secondo è noto come “l’anello dell’alta Val Nure” e si sviluppa un po’ più a sud: si parte da Selva (1.110 m, lungo la statale 654), più precisamente dalla mulattiera in fondo al paese a sinistra; si attraversano quindi il Rio Croso ed il Nure. Si passa poi per lo straordinario Bosco dei Foppiani con i suoi bellissimi castagni secolari, per arrivare a Pertuso tramite un sentiero in salita, chiuso tra muretti a secco. A Pertuso ci si incammina lungo il sentiero 019, che porta a Rompeggio attraversando i campi in discesa. Presso il paese si deve attraversare il Nure per poi passare accanto ad un vecchio mulino, quindi si inizia la salita verso Retorto (950 m) e verso la statale, da dove si torna a Selva.
Riprendiamo ora il giro in auto da Ferriere, guidando lungo la statale per altri 5 km, fino ad arrivare a Gambaro (864 m). Nella frazione si trovano il castello Malaspina, in fase di ristrutturazione, e la chiesa di San Pietro Apostolo, che custodisce una tela settecentesca e, in sagrestia, una tardo-cinquecentesca Madonna col Bambino tra i Santi Giovanni e Bartolomeo del piacentino Giuseppe Bramieri.
Dalla chiesa di Gambaro si può partire per la vetta del Carevolo (1.552 m), che domina il borgo da ovest.
Proseguiamo per Retorto, con la sua chiesa in pietra dedicata a Santa Maria Assunta, e quindi per Selva (1.110 m), punto di partenza di moltissime escursioni.
Cominciamo a descrivere un paio d’itinerari lungo lo spartiacque tra Nure e Aveto.
Un chilimetro dopo Selva, una deviazione a destra porta verso il rifugio Vincenzo Stoto (1.365 m), ricavato nell’ex dogana ducale: da qui si parte per un’escursione dal Passo del Crociglia (1.466 m), al Crociglia (1.578 m) e quindi al Monte Carevolo (1.552 m), percorrendo così una parte dell’itinerario seguito dall’annuale Marcia del GAEP.
In vetta al Crociglia c’è la statua dell’arcangelo Gabriele scolpita da Paolo Perotti, sotto la quale ogni agosto si celebra una Messa in ricordo dei Caduti in montagna: la vista da qui è meravigliosa, e spazia dal Ragola al Maggiorasca e al Bue, fino al Lesima e all’Aserei.
Una variante a sud del percorso appena descritto, parte ancora dalla dogana e dal Passo del Crociglia, stavolta in direzione della Rocca Marsa (1.517 m).
Si punta alla sommità della Ciapa Liscia (1.685 m) e del Prato del Pero (vetta del Roncalla, 1.683 m): qui si è già in provincia di Genova, e il panorama abbraccia Maggiorasca (1.799 m), Tomarlo (1.602 m) e Penna (1.735 m), posto sul confine tra tre province, poi l’Alfeo (1.631 m) e il Lesima che domina Trebbia e Boreca (1.724), quindi il Penice (1.460 m), il Crociglia, il Carevolo, l’Aserei (1.431 m) e l’Osero (1.298 m), per chiudere il cerchio con il Ragola e il Monte Nero (1.753 m).
Si prosegue in discesa verso il Groppo Rosso (1.593 m) e poi ancora verso S. Stefano d’Aveto, risalendo i versanti ovest di Ciapa Liscia e Rocca Marsa, lungo la Valle Tribolata, che ci consente di ammirare le pareti dei massicci dal basso.
Sulla cresta est della Ciapa Liscia c’è anche una ferrata che arriva a Prato del Pero presso la cima del Monte Roncalla.
Da Selva si può proseguire in auto lungo la statale 654 ancora per 3,5 km, dove si posteggia presso l’Albergo Lago Nero (1.288 m) per raggiungere una delle mete più ambite di Ferriere: il lago Nero (1.540 m).
Il bacino ovale del laghetto è formato da rocce serpentinose ed è lungo 190 metri, largo 100 e profondo 2,5 metri nel centro; in genere è ghiacciato da novembre ad aprile, ragion per cui non si prosciuga quanto il Moo e il Bino.
Per raggiungerlo si passa per il Monte Armano (1.440 m) e si prende il sentiero che arriva dallo Zovallo (quindi da sinistra). La pista prosegue oltre la cima del Monte Nero (1.752 m) fino al Monte Bue (1.777), al Prato Cipolla e quindi a Prato del Pero.
Chiaramente la dorsale offre magnifici panorami anche se percorsa in senso inverso, cioè verso il Monte Maggiorasca (1.799 m), lo Zovallo, il Ragola, Prato Grande e Prato Mollo, fino ai laghetti.
Ricordiamo che lungo la strada per il lago Nero, c’è il Bivacco Sacchi, posto ai piedi dei roccioni del Groppo delle Ali (1.680 m) a più di 1.500 metri; pochi metri dietro al bivacco c’è la ferrata Mazzocchi, lungo la bastionata nord del Groppo delle Ali.
Il territorio a sinistra del Nure è caratterizzato dalla linea spartiacque formata dal Crociglia, dal Carevolo, dalla Pietra Marcia (1.178 m) e quindi dal Passo del Mercatello, che dividono l’Aveto dal Nure.
Molti di questi paesi sono visitabili guidando lungo la statale 586 che, costeggiando la gola selvaggia dell’Aveto, porta a Chiavari.
In quest’area si trovano decine di carbonaie in uso nei secoli XIX e XX: presto saranno unite da un nuovo sentiero, che permetterà agli escursionisti di individuarle facilmente.
Cominciamo il giro delle frazioni dalla deviazione a destra della statale, nei pressi di Proverasso.
Ci rechiamo a Centenaro (781 m), circondata da tutti i suoi villaggi. La pieve, dedicata a San Pietro apostolo, un tempo era una delle più importanti del territorio, tanto che amministrava ben 27 suffraganee. Al suo interno custodisce un settecentesco Crocifisso di Jan Geernaert.
Torniamo sulla statale 654 e, partendo da Ferriere, andiamo a Casaldonato (882 m), già menzionata nell’Alto Medioevo perché c’era un convento che dava ricovero ai viandanti. La chiesa di San Clemente, benché ristrutturata, risale al 1478.
Sempre da Ferriere, un’altra strada a destra della statale porta a Cerreto Rossi (517 m), che nel XVII secolo apparteneva alla parrocchia di Zerba e, di conseguenza, alla diocesi di Tortona.
Si prosegue per Grondone e si svolta per Solaro (1.050 m), la cui chiesa di San Silvestro dipese dalla pieve di Centenaro a partire dal Mille.
Tornati sulla strada principale, si ritorna a Grondone dove, ad un bivio, si prosegue per Ciregna (1.135 mt), località sita ai piedi del monte Aserei (1.435 mt), dove spiccano i Groppi di Lavezzera (1.286 mt), fra i quali si erge il celebre masso, chiamato “Poggio della Vezzera” raggiungibile a piedi attraverso il sentiero CAI 001. Negli anni questo territorio ha subito variazioni ambientali seguite al profondo sfruttamento delle vicine miniere del ferro di Caneto. Tali variazioni nell’aspetto del paesaggio sono ancora oggi piuttosto evidenti nell’area di Ciregna, dove le zone un tempo occupate dal faggio, appaiono oggi spoglie e aride, oppure artificialmente colonizzate da conifere introdotte dall’uomo. Nonostante ciò, presso i Groppi di Lavezzera sono ancora presenti alcune aree “relitte”, di solito prati umidi, contraddistinte da un elevato livello di naturalità ma anche da equilibri fragili e delicati. Questo trova conferma nella presenza, presso tali prati, di entità floristiche rare in Alta Val Nure, e più in generale nell’Appennino Settentrionale. Tornati sulla provinciale si valica il Passo del Mercatello (1.058 m) per scendere a Brugneto (903 m), a 12 km da Ferriere. Questo paese è noto per la torre campanaria sensibilmente inclinata della chiesa di San Pancrazio.
Proseguiamo in direzione Marsaglia per visitare Castelcanafurone (850 m), dove si visitano la chiesa di Santa Maria Assunta, con il campanile e la facciata in pietra, e la chiesetta del Gratra, che conserva la parte absidale del Duecento e, all’interno, gli affreschi di Lazzaro Cucherla (1.522).
Ora torniamo indietro e, al bivio, teniamo la destra per Curletti (902 m), con la chiesa di Santa Giustina che domina la Val d’Aveto dall’alto di un dirupo, e Cattaragna (812 m), cella del Monastero di San Colombano già nel X secolo.
Un bellissimo sentiero unisce Curletti a Cattaragna, riservando una splendida sorpresa: si tratta del “vescovo”, un castagno di nove metri di circonferenza, la cui età è stimata intorno ai 400 anni.
Più avanti si arriva a Castagnola (812 m), dove vale la pena di percorrere l’antico e suggestivo sentiero che porta al mulino sull’Aveto: grazie ai recenti restauri, è ancora in grado di macinare granaglie e castagne come un tempo.
Si prosegue fino a Boschi e quindi a Torrio (1.080 m) raggiungibile anche da Selva attraverso il Crociglia. Dell’antica storia del villaggio si è in parte già detto; aggiungiamo che nel 1603 una frana distrusse la chiesa del paese e che, 120 anni dopo, per lo stesso motivo crollò quella in costruzione. San Pietro Apostolo risale al 1734 e presenta una bella facciata in pietra scalpellata; al suo interno c’è una settecentesca Beata Vergine Maria.

Informazioni Utili

Municipio
Piazza delle Miniere, 1
Tel. 0523-922220
Fax: 0523-922818
E-mail: comune.ferriere@sintranet.it
Sito web: www.comune.ferriere.pc.it

Carabinieri
Tel. 0523-922221

Comunità Montana Valli del Nure e dell’Arda
Bettola - Piazza Cristoforo Colombo, 6
Tel. 0523-900048 - 0523-911541

Ufficio Turistico Ferriere
Via Mercatello
Tel. e Fax: 0523-924010
scaramail@tiscali.it

Ufficio Informazioni Turistiche di Grazzano Visconti
Corte Vecchia, 7
Tel. e Fax: 0523-870997

C.A.I. Piacenza
Tel. 0523-328847

Frazioni e località: Boschi, Brugneto, Canadello, Casaldonato, Cassimoreno, Castagnola, Castelcanafurone, Cattaragna, Centenaro Castello, Cerreto Rossi, Ciregna, Curletti, Ferriere, Gambaro, Grondone Sopra, Grondone Sotto, Guerra, Lovetti, Pertuso, Retorto, Rocca, Rompeggio, Salsominore, San Gregorio, Selva, Solaro, Tornarezza, Torrio Casetta

Distanza da Piacenza: 55 km

Superficie: 179,57 kmq
Altitudine: 626 m s.l.m.
Residenti: 2.200 circa

C.A.P.: 29024