comune di Borgonovo val tidone


La Storia

Il territorio fu abitato fin dall’antichità, come dimostrano ritrovamenti nella zona compresa tra Bilegno e Castelnuovo.
Alla seconda metà del VII secolo risale la prima costruzione della Pieve di Bilegno, divenuta poi chiesa collegiata.
Nel 1196 i Consoli di Piacenza decisero la costruzione di un Oppidum, ovvero una città fortificata, presso Casarnerio. Il Burgus Novus doveva presidiare il territorio contro le incursioni della ghibellina Pavia, ma le milizie pavesi lo distrussero dopo tre anni, quando i lavori non erano ancora terminati.
A quell’epoca esistevano già le rocche di Castelnuovo - che risale agli inizi del X secolo e che, nel 1155, ospitò Federico Barbarossa -, quella di Corano, distrutta dallo stesso Imperatore, la chiesa di Sant’Ilario a Breno, citata nel 1151, e la chiesa di Bruso.
Anche a Mottaziana esisteva un fortilizio coinvolto più volte dalle lotte tra guelfi e ghibellini.
Nel 1215 il maniero di Castelnuovo fu distrutto dalle milizie pavesi guidate da un Malaspina, che non riuscì invece a prendere il fortilizio di Borgonovo.
Per scongiurare l’occupazione di Federico II di Svevia, nel 1237 il Podestà Arrigo da Monza ordinò di incendiare il castello di Borgonovo, ma cinque anni dopo Re Enzo di Hohenstaufen, figlio dell’Imperatore, distrusse Castelnuovo.
Nello stesso anno Re Enzo smantellò anche le mura del castello di Corano, presidiato dai guelfi.
Il ghibellino Ubertino Landi devastò la Val Tidone in tre attacchi (1267, 1270 e 1272), danneggiando anche il castello di Borgonovo.
Ai primi del XIV secolo la zona divenne feudo degli Arcelli, famiglia nota dal 1136 e divenuta in seguito sostenitrice dei Visconti.
Accadde però che Leonardo Arcelli, nel 1313, rifiutò di consegnare i territori a Galeazzo I, il quale assediò Borgonovo fino alla resa del castellano.
Tra il 1322 e il 1335 gli Arcelli tornarono nel loro feudo, finché Azzo Visconti ne riprese possesso.
Durante la guerra tra Galeazzo II Visconti e Amedeo VI di Savoia (1372), le truppe pontificie occupano Corano e Borgonovo che non optarono per il governo della Chiesa di Gregorio XI, come avevano fatto altri feudatari oppositori dei Visconti. La stessa sorte toccò ad altri castelli, come, ad esempio, Seminò, Monticello di Gazzola, Statto, Momeliano e Larzano.
I Visconti ripresero comunque il potere in pochi mesi.
Nel 1412, Filippo Maria Visconti investì Bartolomeo e Filippo Arcelli della Contea della Valtidone (Castel San Giovanni, Borgonovo e Castelnuovo).
Ma, già nel 1417, Francesco Bussone, Conte di Carmagnola, a capo delle milizie viscontee, distrusse Mottaziana e Corano per indebolire Filippo Arcelli.
Il castello di Corano fu poi ricostruito e consolidato nel 1453.
La fortezza di Borgonovo rimase nelle mani dei Visconti fino al 1438, quando passò al capitano Nicolò Piccinino.
Il condottiero Francesco Sforza, divenuto nuovo Signore di Piacenza dopo averla assediata nel 1447, reintegrò Lazzaro Arcelli nel 1449, ma, alla morte di questi, donò il castello di Borgonovo al figlio naturale Sforza Secondo (uno dei suoi 35 figli).
Alessandro II Sforza fu l’ultimo conte della cittadina. Nel 1679 il feudo fu requisito dalla Camera Ducale Farnesiana che, 22 anni dopo, lo consegnò ai marchesi Zandemaria.
Alla fine del XVIII secolo, le leggi napoleoniche deposero gli Zandemaria, che comunque rimasero nel castello, e istituirono il Comune.
Nel 1875 la rocca fu venduta al Comune ed oggi ospita gli Uffici Comunali.

Da vedere

Che si arrivi da Sarmato o da Castel San Giovanni, ci si trova sempre in Piazza Garibaldi, al cospetto della Rocca: una possente struttura in laterizio a pianta rettangolare, circondata da un largo fossato e con due torri quadrate angolari.
L’edificio fu eretto all’inizio del XIII secolo, ma il suo aspetto attuale risale al XIV-XV secolo, come dimostra la cornice mediana in cotto a dente di sega.
I due ingressi sono serviti da ponti su archi acuti, dove un tempo c’erano i ponti levatoi.
Si notano anche le tracce dell’antica merlatura murata.
La corte interna è settecentesca e mostra un loggiato a tre ordini ed uno scenografico scalone con balaustre in cotto: la ristrutturazione fu commissionata dai marchesi Zandemaria, che ne fecero una signorile dimora, un tempo dotata di una pinacoteca con 240 opere (tra cui quadri di Correggio, Guercino e del Panini).
Fino agli anni ’80 l’ultimo piano del castello era adibito a prigione, dove erano inviati i detenuti per scontare gli ultimi anni della loro pena. Il comune dovrà deciderne la nuova destinazione.
Entro breve la cerchia muraria sarà sottoposta ad un’opera di drenaggio e ristrutturazione.
Da Piazza Garibaldi si entra in Via Cavallotti, dove si visita la Collegiata di Santa Maria Assunta, edificata nei primi decenni del Duecento in stile romanico, ma rivista alla fine del XIV o all’inizio del XV secolo in stile gotico-lombardo.
È un edificio in laterizio, con la facciata slanciata da tre pinnacoli e da un campanile cuspidato alleggerito da quattro monofore, che alla base ingloba la struttura originaria.
Il portale centrale è decorato da una lunetta.
L’interno è a tre navate, coperte da archi ogivali e divise da colonne cilindriche affrescate nel Quattrocento (da vedere la Madonna col Bambino).
Sull’altare maggiore si ammira il celebre polittico del 1474, complessa struttura lignea a due registri con statue policrome, opera dei lodigiani Bongiovanni e Giovanni de’ Lupi; il bassorilievo che rappresenta l’Annunciazione e il ciborio furono commissionati alla rinomata Scuola di Giovanni Antonio Amadeo (1447 – 1552).
L’abside poligonale è tardogotica.
Accanto alla Collegiata si trova Palazzo Radini Tedeschi e, lungo la via centrale, la Chiesa della Concezione, con due campanili barocchi.

Dintorni

Da Piazza Garibaldi, tenendo la sinistra, si imbocca Viale Marconi e si gira ancora a sinistra per Mottaziana.
Il suo nome significa Motta degli Ziliani, feudatari del paese che si avvicendarono agli Arcelli e agli Scotti da Sarmato.
Del castello rimangono solo i materiali di recupero, che, dopo la sua distruzione, furono utilizzati per costruire le case. La Chiesa di Sant’Alessio porta una lapide a ricordo dei caduti nelle due Guerre.
Mottaziana è la città natale del tenore Flaviano Labò.
Alla fine di Viale Marconi, un’altra deviazione sulla sinistra porta a Bilegno, sede di un’antica collegiata che contese l’egemonia a quelle di Olubra (Castel San Giovanni) e di Borgonovo: molte chiese dei dintorni dipendevano da Bilegno.
La sua chiesa, fondata nel VII secolo, è consacrata a San Giorgio. Purtroppo non conserva più alcun elemento architettonico originale.
La Chiesa di Sant’Ilario a Breno di Mezzo, invece, mostra ancora l’abside romanica in arenaria risalente al XII secolo (è citata in un atto del 1151), ingentilita da semicolonne e da un coronamento di archetti ciechi incrociati; elementi antichi sono evidenti anche nel coro e nella cornice a denti di sega.
Anche la chiesa consacrata ai Santi Giacomo e Filippo, a Bruso, conserva una piccola abside, ornata da archetti poggiati a mensoline. In paese si trova Palazzo Ricci Oddi.
Proseguendo sulla SS 412, si arriva a Castelnuovo (140 m s.l.m.).
Il castello distrutto da Re Enzo nel 1242 fu ricostruito dal conte Camillo Marazzani Visconti nel XIV secolo, non distante dal punto in cui sorgeva quello duecentesco.
Il borgo prese così il nome di Castelnuovo.
Ottavio Farnese nominò conte Emilio Del Pozzo nel 1575, avendo Barnaba Del Pozzo dato sepoltura a Pier Luigi Farnese, ucciso dalla congiura di palazzo il 10 settembre 1547.
Il castello è circondato da un fossato e da un parco. Fu edificato su pianta trapezoidale, con tre torri cilindriche molto sporgenti e merlature ghibelline. A nord-ovest c’era il ponte levatoio, difeso da una bassa torre merlata. All’interno si trova il pozzo del XVI secolo.
La chiesa del borgo è consacrata a San Martino.
Più avanti, lungo la SS 412, una strada sulla destra conduce a Corano (313 m s.l.m., cinque km da Borgonovo).
Il castello, distrutto dal Conte di Carmagnola, fu riedificato dai Radini Tedeschi nella seconda metà del XV secolo. La pianta è trapezoidale e il fortilizio è monoblocco: sul lato minore la torre massiccia, molto scarpata, mostra i segni del ponte levatoio.
Il maniero fu abitato e dipinto da Luigi Arrigoni (1896-1964), pittore piacentino del quale si ammirano opere alla Galleria Ricci Oddi di Piacenza.

Informazioni Utili

Municipio
Piazza Garibaldi, 1
Tel. 0523-861811
Fax: 0523-861861
E-mail: comune.borgonovo@sintranet.it
Sito web: www.comune.borgonovo.pc.it

Carabinieri
Tel. 0523-863132

I.A.T. Borgonovo
Tel. 0523-861210

Pro Loco di Borgonovo:
Viale Fermi, 25
Tel. 0523-862653
E-Mail: info@prolocoborgonovo.it
Sito web: www.prolocoborgonovo.it

Circolo ANSPI di Castelnovo Val Tidone
Strada Statale, 5
Sito web: www.anspicastelnovo.it

Frazioni: Bilegno, Breno, Castelnuovo, Corano, Fabbiano, Mottaziana

Distanza da Piacenza: 26 km

Superficie: 51,72 kmq
Altitudine: m 114 s.l.m.
Residenti: 6.870 circa

CAP: 29011