castello di lisignano


Il nome del luogo (molto probabilmente il Licinianus della Tavola Alimentare Traianea) si trova citato in un atto del giudice Albizzone che donava 800 pertiche di terra con case e vigne al monastero di San Savino di Piacenza.

Il castello doveva esistere da tempo ma se ne parla solo nel 1203 e poi nel 1244 quando vi soggiornò il marchese di Hohenburg, il vicario dell'imperatore Federico II, che aveva percorso con scopi intimidatori le valli del Tidone e del Luretta.

Divenne successivamente proprietà dell'Ospedale Grande di Piacenza.

Il castello, molto suggestivo per l'ampio fossato ancora invaso dalle acque provenienti dal vicino torrente Luretta, è a schema rettangolare, con 4 torri rotonde agli angoli.

Vi si accede attraverso un ponte levatorio dotato di bolzoni in legno e catene. L'interno è stato trasformato in epoca settecentesca: sul alto nord-est del cortile si sviluppa un duplice portico in stile barocco mentre un ampio scalone porta al piano superiore.

Su altri lati si notano tracce di affreschi riproducenti il motivo prospettico del loggiato stesso e trofei militari attribuiti a Ferdinando Bibiena.

Di fronte all'ingresso, tra il corpo di fabbrica e la cortina a sud, è collocato un ninfeo con la statua di Ercole vincitore sul leone Nemeo. Le stanza, ampie e luminose, hanno soffitti a vela e a lunettoni. Nel sotterraneo di un torrione si trova un locale, un tempo adibito a prigione, in cui i condannati venivano calati mediante una botola aperta nel soffitto ed è voce corrente che esista pure una galleria sotterranea che porterebbe al castello di Agazzano passando sotto il Luretta.